De Rossi Michele Stefano

 

Roma [I] 1834 10 30 Rocca di Papa (RM) [I] 1898 10 23

Note biografiche

Michele Stefano de Rossi nacque a Roma il 30 ottobre 1834. Studiò al Collegio Romano e poi all'Università di Roma, laureandosi in giurisprudenza nel 1855.

I suoi primi lavori scientifici riguardano le ricerche effettuate collaborando con il fratello Giovanni Battista, celebre archeologo paleocristiano, all'elaborazione e alla pubblicazione della Roma sotteranea cristiana. Si occupò soprattutto del rilievo delle piante e dei livelli delle catacombe, tentando di calcolarne lo sviluppo superficiale e la lunghezza. Questo calcolo richiese la soluzione di notevoli problemi topografici per la cui esecuzione de Rossi ideò e costruì la «macchina icnografica ed ortografica» premiata all'Esposizione Universale di Londra (1862) e a quella di Parigi (1867). Tra il 1866 e il 1871 si interessò soprattutto di paleontologia con ricerche in numerosi siti della campagna romana e nell'area del Vulcano laziale ( Tuccimei 1899 pp.37, 74).

I suoi interessi geofisici risalgono al 1868 quando, in una lettera alla Gazzetta di Genova, relativa a una scossa di terremoto sentita nel giugno di quell'anno in diverse località, da lui stesso a Castelgandolfo, esponeva già un primo abbozzo delle sue idee sull'organizzazione di una rete di osservazione, che permettesse la raccolta di dati sull'estensione e sulle modalità di propagazione dei sismi: «I leggeri terremoti passano quasi sempre inavvertiti perché spesso avvengono in ore notturne, raramente se ne comunica la notizia, e più raramente cadono sotto l'osservazione dello studioso. Ognuno intende quanto profitterebbe la scienza dal confronto di molti istrumenti sismografici sparsi in tutto il mondo, i quali fedelmente registrassero ogni movimento della crosta terrestre, la intensità, la durata e la direzione del medesimo» .

L'eruzione vesuviana del maggio 1872, i terremoti laziali del gennaio 1873 e, soprattutto, quelli successivi del 12 marzo a Camerino e del 29 giugno a Belluno rafforzarono la sua convinzione e lo spinsero a raccogliere tutta una serie di notizie e osservazioni che pubblicò poi l'anno seguente in una memoria in cui presentò anche la prima versione di una sua scala delle intensità.

Per de Rossi era chiaro che le grandi manifestazioni dell'«endodinamica terrestre» come i terremoti rovinosi o le grandi eruzioni vulcaniche non rappresentano che i «massimi» di un'attività continua, che generalmente si manifesta in modi meno appariscenti e spesso inapprezabili dalla sensibilità umana. Di qui la necessità di studiarne l'andamento complessivo con osservazioni continue e con strumenti adatti per riuscire a elaborare una «statistica cronologica e topografica» di tutti i fenomeni, anche minori come la variazione di livello dei pozzi, la variazione di temperatura delle sorgenti, lo sviluppo di gas delle solfatare e delle «fontane ardenti», l'eruzione di salse, le perturbazioni magnetiche.

Per fare tutto ciò era necessaria un'organizzazione simile a quella meteorologica, che garantisse una rete di osservatori dislocata su tutto il territorio per la raccolta sistematica dei dati. Con grande spirito d'iniziativa e notevole senso pratico, de Rossi si impegnò personalmente, a partire dal 1873, a organizzare una rete di corrispondenti e l'anno seguente avviò la pubblicazione del Bullettino del Vulcanismo Italiano, che doveva rappresentare il centro di raccolta dei dati e di discussione dei risultati, nonché il principale veicolo promozionale della nascente organizzazione.

Il Bullettino fu la prima vera rivista completamente dedicata alle scienze della Terra. Redatta quasi interamente da de Rossi in prima persona, variò pochissimo la sua struttura durante tutto il periodo di pubblicazione. Si apriva generalmente con uno o più articoli, seguivano diverse pagine di indicazioni bibliografiche, nei primi numeri largamente commentate, quindi c'era la sezione dedicata alle corrispondenze pervenute dai diversi osservatori che avevano deciso di collaborare con de Rossi, e infine i quadri riassuntivi delle osservazioni eseguite nelle stazioni. All'inizio, gli osservatori corrispondenti erano una ventina, compresi studiosi molto conosciuti come Bertelli, Conti, Issel, Malvasia, Palmieri,Serpieri e Silvestri.

Una notevole parte dei primi fascicoli del Bullettino è dedicata, come già detto, alla descrizione della controversia nata tra Bertelli e Monte. De Rossi nella primavera del 1874 visitò gli osservatorî di Firenze e Livorno. Dall'attenta analisi delle condizioni in cui i due studiosi operavano trasse la conclusione che in entrambe le stazioni i pendoli risultavano ben posizionati e abbastanza isolati dalle influenze esterne, e che le significative differenze - che lui stesso aveva potuto osservare - riscontrate nelle oscillazioni dovevano essere conseguenza delle diverse situazioni ambientali.

Per tentare di chiarire la questione de Rossi decise perciò di ripetere in prima persona le esperienze in condizioni che gli sembravano particolarmente favorevoli. Nel luglio dello stesso anno installò due pendoli a Rocca di Papa, uno all'interno del suo villino estivo, e il secondo in un cunicolo scavato a poca distanza dall'edificio negli strati di lava, e iniziò a osservarli con un microscopio.

Qualche tempo dopo impiantò una vera stazione tromometrica negli scantinati dello stesso villino, dove adattò una grotta collocandovi un tromometro del tutto simile a quello di Bertelli e quattro pendoli sismometrici di varia lunghezza.



Osservatorio geodinamico privato de Rossi - Grotta annessa alla residenza estiva di Rocca di Papa: Disposizione dei pendoli tromometrici.



Altri pendoli di confronto furono successivamente installati a Roma nell'abitazione di de Rossi e in una galleria delle catacombe di San Callisto ( de Rossi 1875).





Osservatorio geodinamico privato de Rossi - Grotta annessa alla residenza estiva di Rocca di Papa: stato attuale.



Nel febbraio del 1875 de Rossi espose i risultati di circa 7500 osservazioni, confrontandoli con le contemporanee rilevazioni effettuate da Bertelli a Firenze e Malvasia a Bologna, e con i dati delle registrazioni del sismografo di Palmieri all'Osservatorio Vesuviano. I moti microsismici si verificavano sia negli strumenti collocati sottoterra, sia in quelli posti in superficie, indipendentemente dalle condizioni meteorologiche e dalla statica degli edifici, seguendo in qualche maniera le variazioni barometriche. Di più: i periodi di maggiore agitazione coincidevano non solo nei pendoli di Rocca di Papa e di Roma, ma anche in quelli di Firenze e Bologna e, in qualche modo, anche con le registrazioni effettuate con uno strumento del tutto diverso sul Vesuvio.

De Rossi ne concluse che le oscillazioni pendolari non potevano essere trasmesse che da minimi movimenti della superficie terrestre: «E' dunque una causa intermittente, e che non sembra vento né meccanica propria degli edificii, quella che produce le microscopiche agitazioni» ( de Rossi 1875 p.181). Tuttavia un risultato definitivo sull'intera vicenda si sarebbe potuto raggiungere soltanto con una maggiore diffusione delle stazioni tromometriche e mediante il confronto dei dati raccolti: «Dipende ora dalla moltiplicità degli osservatori il fornire alla scienza i dati per trovarne le leggi certe e stabilirne la causa fondamentale. La quale causa poiché [...] sembra indubitatamente sismica o per lo meno in stretto legame con i fenomeni sismici, ci fa sperare allorché sia certificata anche progressi lusinghieri nel ramo forse più incognito finora della dinamica terrestre cioé nella sismologia» ( de Rossi 1875 p.188). Proprio in quest'ottica, come già detto, de Rossi progettò insieme a Bertelli il «tromometro normale ed economico».

D'altra parte, la necessità di strumenti semplici e poco costosi per incentivare la diffusione dei punti d'osservazione era uno dei principali obiettivi che de Rossi si era proposto fin dalla nascita del Bullettino. Scriveva: «il progredire della scienza [...] domanda che gli apparecchi sismografici siano collocati non solo negli osservatorii anche d'infimo grado, ma eziandio vorrebbe che quasi in ogni villaggio fosse affidato un istrumento alla cura di qualche intelligente osservatore» ( de Rossi 1875 pp.57).

E altrove: «l'esperienza mi ha insegnato, che per lo studio odierno è quasi più interessante la moltiplicità degli osservatorî, che la perfezione e la raffinatezza dei medesimi; ne discende che è cosa più consentanea agli odierni bisogni della scienza lo spargere la cognizione del metodo d'osservazione e degli istrumenti economici e perfino dei mezzi che possono far le veci di strumenti sismici» ( de Rossi 1875 pp.5-6). Ancora: «solo la moltiplicità degli osservatori potrà fornire alla scienza i dati per studiare con sicurezza la causa e le leggi del terremoto. Necessario soprattutto sarà il moltiplicare i mezzi facili ed economici per osservare, e perciò sono sommamente lodevoli gli sforzi diretti ad inventare tali strumenti semplici ed economici» .

Sparsi in vari volumi della sua rivista si trovano, infatti, resoconti relativi a dieci avvisatori sismici o sismoscopi, nove sismografi di diversa fattura, quattro tromometri e quattro microfoni sismici. Lui stesso ideò diversi strumenti - ricordiamo soltanto l'autosismografo orario ed economico e i suoi derivati microsismografo e protosismografo - facendo sempre attenzione alla semplicità di costruzione e al contenimento dei costi, e perfino al fatto che l'osservatore stesso potesse costruirseli «con oggetti d'uso comune e domestico».

In realtà il successo della grande avventura a cui si era votato quattro anni prima era già molto evidente nel 1877: i corrispondenti del Bullettino erano saliti a 105 - Grablovitz, Monte, Stoppani e Taramelli tra i nuovi - e de Rossi poteva annunciare di essere «riuscito a fondare una quasi società o nuova scuola per gli studii de' fenomeni endogeni in Italia».

Nel 1881, dopo il rovinoso terremoto di Casamicciola, a Ischia, il Comitato Geologico ottenne dal Ministero di Agricoltura e Commercio l'autorizzazione ad assumersi l'onere del parziale finanziamento dell'organizzazione così faticosamente messa in piedi da de Rossi. L'anno successivo presso la sede stessa del Comitato in via Santa Susanna a Roma venne ufficialmente inaugurato l'Osservatorio ed Archivio Centrale Geodinamico in cui de Rossi trasferì completamente le sue attività e di cui fu nominato direttore.

Il nuovo disastro sismico di Casamicciola nel 1883 spinse il governo a intervenire in maniera ancora più incisiva. Venne istituita la Commissione Geodinamica, di cui de Rossi fu chiamato a far parte, che decise l'istituzione di un «Servizio Geodinamico» su scala nazionale prevedendo, fra le altre cose, la costruzione di tre Osservatorî di «primo ordine» a Catania, Casamicciola e Rocca di Papa.

De Rossi fu incaricato di studiare la sistemazione e di progettare l'edificio che avrebbe dovuto ospitare la stazione di Rocca di Papa; questa era già quasi ultimata quando, nel 1889, il servizio geodinamico fu separato dal Comitato geologico e passò alle dipendenze dell'Ufficio Centrale di Meteorologia. Ciò comportò di fatto l'allontanamento di de Rossi dalla direzione del servizio. Gli fu affidata la direzione dell'Osservatorio di Rocca di Papa - dove vennero trasferiti tutti gli strumenti precedentemente impiantati a Santa Susanna - e, tuttavia, non c'è dubbio che de Rossi sentì l'intera vicenda come un ingiusto allontanamento dalla gestione dell'organizzazione da lui concepita e creata in lunghi anni di appassionato lavoro.

Cominciò così a ritirarsi dalla parte più attiva delle ricerche, dedicandosi con sempre maggiori difficoltà alla pubblicazione degli ultimi numeri del Bullettino. Alcuni gravi lutti familiari e i primi sintomi della malattia di cui poi morì, lo costrinsero infine quasi all'inattività. Morì a Rocca di Papa il 23 ottobre 1898.







Residenza estiva de Rossi di Rocca di Papa - Veduta dall'esterno: stato attuale.

Bibliografia

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Annotazioni sullo stato odierno delle ricerche microsismiche, in "Bullettino del Vulcanismo Italiano", Vol.II (1875), pp.122-126.
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Microsismografo ossia istromento autografico per registrare le osservazioni dei movimenti microscopici del suolo, in "Atti della Pontificia Accademia de' Nuovi Lincei", A.XXIX, (1875-76) pp.420.
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Discussione sopra le conclusioni di un articolo del Ch. Prof. P. Monte di Livorno, intitolato Considerazioni sui sismometri, in "Atti della Pontificia Accademia dei Nuovi Lincei", A.XXIX, sess.II.
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Il microfono nella metereologia endogena, Studi ed esperienze, in "Bullettino del Vulcanismo Italiano", A.V (1878), fasc. VII-VIII, pp.99-120.
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Altri risultati ottenuti sullo studio delle correnti elettriche telluriche, in "Atti della Pontificia Accademia de' Nuovi Lincei", A.XXXII, (1878-79), p.365.
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Presentazione di un istrumento sismografico del P.Cecchi, in "Atti della Pontificia Accademia de' nuovi Lincei", A.XXXVI, (1882-83), p.139.
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Programma dell'Osservatorio ed Archivio Centrale Geodinamico presso il R. Comitato Geologico d'Italia, in "Bullettino del Vulcanismo Italiano", A.X (1883), pp.3-91.
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Relazione a S.E. il ministro di agricoltura, industria e commercio del direttore dell'archivio geodinamico, sui terremoti del febbraio 1887, appendice, in "Bullettino del Vulcanismo Italiano", A.XIV (1887), pp.10-17.
Roma 1887

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Nuove distribuzioni ed accoppiamenti dati agli avvisatori sismici più usati e nuovo apparecchio registratore, in "Bullettino del Vulcanismo Italiano", A.XIV (1887), pp.41-45.
Roma 1887

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Nuove discussioni sul valore delle indicazioni del tromometro, in "Bullettino del Vulcanismo Italiano", AA.XV-XVI (1888-89), pp.65-70.
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Sull'invenzione del microfono, in "Atti della Pontificia Accademia dei Nuovi Lincei", A.XLII, sess.I (1888-89).
Roma 1889

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Presentazione di una nota del P. Egidi sul pendolo microsismico ed osservazioni sulla medesima, in "Atti della Pontificia Accademia dei Nuovi Lincei", A.XLIII, sess.IV, 16 marzo 1890.
Roma 1890

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Sopra una straordinaria agiatazione microsismica, in "Atti della Pontificia Accademia de' Nuovi Lincei", A.XLIV, (1890-91), p.47.
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Sullo scoppio della polveriera di Monteverde come esperimento di sismologia, in "Atti della Pontificia Accademia de' Nuovi Lincei", A.XLVI, (1890-91), p.192.
Roma 1891

De Rossi M.S.
Nuovo apparecchio per le osservazioni sulle vibrazioni celeri del suolo da appellarsi "sismofono" in "Atti della Pontificia Accademia de' Nuovi Lincei", A.XLV, sess.I (1891).
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Rivelazioni dei terremoti lontani fatte dai tromometri, in "Atti della Pontificia Accademia de' Nuovi Lincei", A.XLVI, (1892-93), p.132.
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Dizionario Biografico degli Italiani, Voll. I-XXXIV, (1960-1988), Roma (1960-1988).

Giovannozzi G.
A che servono i sismografi e la sismologia.
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Il servizio geodinamico nella regione dell'Italia Centrale, in "Bullettino del Vulcanismo Italiano", AA.XV-XVI (1888-89), pp.117-129.
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Gli istrumenti sismometrici adoperati nel Giappone, in "Bullettino del Vulcanismo Italiano", A.XIV (1887), pp.45-48.
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Monte P.
Considerazioni sui sismometri, in "Gazzetta Livornese", 4-5 giugno 1875.
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Movimenti minimi e microscopici del suolo, in "Annuario Scientifico Industriale", A.XI (1874).
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Palazzo L.
Meteorologia e geodinamica, in Cinquanta anni di storia italiana (1860-1910).
Roma 1911

Tuccimei G.
Commemorazione di M.S. de Rossi, ed elenco delle pubblicazioni, in "Atti della Pontificia Accademia de' Nuovi Lincei", A.LII, (1898-99), p.37, 74.
Roma 1899


* La bibliografia non intende essere esaustiva, ma contiene tutti i riferimenti bibliografici associati a questo studioso o costruttore nella banca dati di TROMOS.

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(Last update on: 26/04/00)