Sismografo analizzatore Cecchi a triplo pendolo - 1886


* La bibliografia non intende essere esaustiva, ma contiene tutti i riferimenti bibliografici associati a questo strumento nella banca dati di TROMOS.





Nel 1875 Filippo Cecchi ideò il suo primo sismografo che descrisse e pubblicò negli Atti della Pontificia Accademia dei Nuovi Lincei il 23 aprile del 1876. Il sismografo si basava sul principio della scomposizione del movimento sismico in due distinte componenti orizzontali tramite due pendoli indipendenti, oscillanti ognuno perpendicolarmente all'altro. Sullo stesso principio, adottato al fine di ottenere sismogrammi leggibili ed interpretabili, si basava il sismografo analizzatore a triplo pendolo ideato nel 1886.

Il primo esemplare di questo sismografo venne costruito per l'osservatorio geodinamico di Casamicciola diretto da Giulio Grablovitz mentre successivi esemplari furono installati presso Savona e Cerignola.

Lo strumento era diviso in due parti distinte, la prima per la registrazione delle due componenti orizzontali e la seconda per quella verticale.







La parte superiore dello strumento era quella destinata alla registrazione delle componenti orizzontali e si componeva di due pendoli EP e CQ sospesi ad un braccio sporgente e vincolati nel movimento nelle direzioni N-S ed E-W. I pendoli erano costituiti da due aste dove venivano infilate due sfere metalliche, la cui altezza relativa all'asta, era regolabile per consentire di cambiare il periodo di oscillazione dello strumento. All'asta pendolare di ciascun pendolo era collegato un tubo con un doppio gomito alla cui terminazione si trovava fissata una laminetta metallica EF che fungeva da supporto ad una "penna scrivente". Questa era costituita da una punta d'avorio mn fissata con una vite all'estremità di un piccolo triangolo metallico erf, dotato di due scanalature per l'alloggiamento sopra alla laminetta EF. Il sistema a doppio gomito era costruito in modo tale che la punta d'avorio si trovasse a lavorare sulla verticale dell'asse del pendolo relativo.





Il disegno mostra il particolare del sistema a doppio gomito.



L'apparato scrivente si completava di due cilindri metallici (A e B) i cui assi erano paralleli al piano d'oscillazione del relativo pendolo e vincolati tra di loro, nel movimento di rotazione, tramite due ruote coniche dentellate. Il movimento veniva impresso ai cilindri da una massa (T) appesa e collegata al di sotto dell'apparecchio. L'asse di una dei due cilindri si prolungava a trasmettere il movimento ad un sistema di ingranaggi dotato di una ventola per la regolazione della velocità del movimento. In condizioni normale il meccanismo era stazionario perché una piccola forchetta provvedeva a trattenere la ventola e quindi tutto il sistema.

La scrittura del sismogramma avveniva su carta la quale veniva affumicata, con la fiamma di una lampada a petrolio, attraverso due aperture del piano di marmo che si trovavano al di sotto dei tamburi rotanti.

La colonnina che sorreggeva l'apparato pendolare portava alla sommità un comune orologio a sveglia regolato con le lancette sulla posizione delle ore XII. In prossimità della base dell'orologio si trovava una leva metallica a tre bracci. Il primo collegato al meccanismo dell'orologio, il secondo alla forchetta che tratteneva la ventola tramite un filo di seta teso (a) ed il terzo ad un'astina (DE), tramite un secondo filo di seta (b), posta in equilibrio instabile alla sommità di un apparato avvisatore.





Apparato avvisatore.



Quest'ultimo era formato da un filo di acciaio elastico di 2 mm. di diametro fissato alla base su un tripode, regolabile mediante viti, appoggiato sul piano di marmo dello strumento. Avvitata e regolabile in altezza intorno al filo c'era una sfera di piombo. All'estremità superiore del filo era connessa una molla a spirale terminante con un dischetto orizzontale sul quale veniva posta in equilibrio l'astina sopra descritta.

Il meccanismo di funzionamento del sismografo era molto semplice: in occasione di una scossa sismica l'asta (DE) cadeva dal suo sostegno dalla parte del filo (b) mettendo in moto l'orologio e la suoneria. Contemporaneamente la forchetta sollevata dal filo in tensione (a) lasciava libera la ventola ed il meccanismo di rotazione dei cilindri sui quali era montata la carta affumicata. Le masse pendolari, oscillando nelle loro direzioni di moto, disegnavano tramite le punte d'avorio i sismogrammi nelle direzioni N-S ed E-W.

La funzione della sveglia era quella di dare l'allarme acustico mentre l'orologio segnalava l'ora del terremoto in caso di assenza di un osservatore; era infatti possibile leggere sul quadrante il tempo trascorso dal momento della prima scossa.

La parte del sismografo per la registrazione della componente verticale era costituita da un pendolo orizzontale imperniato a squadra ad un'asta fissata nella parte inferiore del piano di marmo. Il braccio orizzontale che portava la massa (R) era sorretto da una molla a spirale (VS). Il braccio verticale si allungava verso l'alto e, passando al di sopra del piano di marmo, aveva alla sommità una terza punta d'avorio. Questa andava a scrivere sulla carta affumicata del cilindro A appositamente più largo del cilindro B.

Bibliografia

Bertelli T.
Degli istrumenti sismici dell'Osservatorio Vaticano, in "Atti della Pontificia Accademia de' Nuovi Lincei", A.XLIX, (1895-96), p.135.
Roma 1896

Giovannozzi G.
Il sismografo analizzatore del P. Filippo Cecchi, in "Memorie della Pontificia Accademia de' Nuovi Lincei", Vol.III (1888).
Roma 1888

Grablovitz G.
Descrizione dell'Osservatorio Meteorologico e Geodinamico al Porto d'Ischia, in "Annali dell'Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica", Vol.VIII, p.IV.
1886

*
Notizie storiche e descrittive dei RR. Osservatori di Catania e dell'Etna fino a tutto il 1899, in "Annuario della R. Universita' di Catania 1899-1900", pp.1-16.
Catania 1900

Riccò A.
Gli osservatori di Catania e dell'Etna, in "Memorie della Società degli Spettroscopisti Italiani", Vol.XXVI, (1897), pp.1-29.
Catania 1897

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(Last update on: 26/04/00)