Osservatorio "Valerio" - Pesaro

1883 1991

Note storiche

Il primo osservatorio meteorologico (1853) di Pesaro ebbe la prima sede presso l'abitazione del suo fondatore, Luigi Guidi, a Sant'Angelo in Lizzola (PS).

Nel 1855, Guidi trasferì l'osservatorio a Pesaro, presso la casa Spada, suo nuovo domicilio; nel 1860, al fine di fondare un osservatorio, egli inviò una istanza al commissario Generale Straordinario nelle Province delle Marche per un contributo sostanzioso per la fondazione di questo nuovo osservatorio. Nel 1861 finalmente l'istanza venne accettata e il commissario Generale Straordinario (Lorenzo Valerio, da cui il nome dell'osservatorio) accettò di finanziare il progetto. Per una serie di problemi, la costruzione del fabbricato iniziò soltanto 3 anni più tardi. Sebbene la costruzione dell'osservatorio fosse stata sostenuta economicamente dal comune di Pesaro, successivamente, la gestione fu sempre finanziata da Guidi stesso. Furono previsti due settori di attività: astronomia e magnetismo terrestre. Le registrazioni meteorologiche e la pubblicazione dei bollettini divennero regolari soltanto nel 1871. Dopo questa data si aprì anche una nuova sezione sismica: furono acquistati alcuni tromometri, un sismografo Cecchi e un sismografo de Rossi.

Nel 1883 alla morte di Luigi Guidi, la direzione fu affidata a Pio Calvori, che si trovò in difficoltà economiche per la gestione dell'osservatorio che, tra l'altro, minacciava di crollare. L'amministrazione comunale non concedeva finanziamenti e il nuovo direttore si impegnò affinché l'osservatorio non fosse chiuso per mancanza di fondi: infatti con pazienza riuscì ad ottenere alcuni sussidi per continuare l'attività e per ottenere la ristrutturazione, che finalmente fu effettuata nel 1885. Successivamente furono assicurate 300 lire annue dall'Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica. Nel 1888 l'osservatorio Valerio fu inserito nella rete nazionale di osservatori sismici (sono stati rintracciati i registri delle osservazioni dal 1888 al 1938) gestita dall'Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica con le richieste di invio delle cartoline macrosismiche. Anche se alla sua fondazione l'osservatorio è dotato di un pendolo Cavalleri, l'attenzione per i fenomeni endogeni sembra affermarsi soltanto negli anni '70. In questo periodo rileviamo infatti l'annotazione di eventi sismici sui registri meteorologici e l'avvio di contatti da parte di Guidi con alcuni pionieri della sismologia. Da alcuni inventari dell'epoca risultano 3 tromometri uno dei quali acquistato nel 1876: Guidi fu uno dei primi e più assidui collaboratori di Bertelli e de Rossi nella sperimentazione e nell'uso sistematico del tromometro (vi sono lettere di Guidi a Bertelli su questo tema già dal 1873 (Ferrari 1991, pp. 18-21, Galvani 1991, pp. 120). Con questo strumento, deputato non tanto al rilevamento dei terremoti, quanto a quello di piccoli e lenti movimenti de] suolo, si avvia una serie costante di osservazioni che durerà fino al 1938 (Nell'osservatorio sono presenti i registri delle osservazioni tromometriche effettuate tra il 1888 e il 1938 nei quali sono stati altresì annotati appunti su risentimenti di terremoti. I dati relativi alle annate precedenti sembra siano stati ceduti da Calvori a De Rossi). I dati, rilevati sei volte al giorno, venivano inviati con apposite cartoline all'Osservatorio Centrale Geodinamico di Roma e per un certo periodo pubblicati sul bollettino della SMI.

Rare tracce rimangono invece delle attività svolte con tutta una serie di strumenti sismici acquisiti perlopiù posteriormente all'installazione dei tromometri. Ciò è dovuto a motivi di vario ordine. In primo luogo la dotazione strumentale permetteva di rilevare perlopiù parametri scarsamente descrittivi o "misurativi" del fenomeno come l'ora della scossa (grazie al sismoscopio Brassart) o tracce generiche prodotte da alcuni pendoli. Inoltre, alcune apparecchiature, come il microsismografo De Rossi non furono mai messe in attività oppure furono ritenute poco attendibili.(Il microsismografo De Rossi è andato quasi totalmente perso. Alcuni pendoli presenti nell'osservatorio provengono probabilmente dalla riconversione di una sua componente),

Tra gli strumenti in dotazione c'erano anche un microsismografo de Rossi, un sismoscopio Brassart, un pendolo di Cavalleri, un sismografo Cecchi e un sismografo registratore Scateni. Non è nota la data di acquisto di questi strumenti, e comunque non si ritrovano più in inventario già dal 1926. Risultano inoltre un sismoscopio Agamennone nel 1907, un Vicentini nel 1935 e un Agamennone nel 1971.

Nel 1928 Calvori, diventato cieco, venne affiancato dal nipote Alessandro Procacci fu suo assistente fino al 1931, anno della sua morte. In seguito la gestione venne affidata a Gino Pampana, che fu direttore fino al 1935. Di questo periodo rimangono pochissime tracce: Pampana; già assistente alla cattedra di Geodesia dell'università di Pisa e insegnante di fisica e Matematica presso l'istituto tecnico di Pesaro, inaugurò la pubblicazione del Bollettino di osservazioni meteorologiche nel 1932, con la collaborazione di Procacci. Probabilmente per privilegiare la carriera scolastica, Pampana lasciò la direzione nel 1935, rilevata da Tito Alippi, insegnante di Fisica, preside del liceo classico di Pesaro e geofisico capo presso l'ufficio Presagi dell'Aeronautica Militare.

Con la gestione di Alippi l'osservatorio incrementa il suo patrimonio strumentale: vengono infatti acquistati un microsismografo Vicentini proveniente dallo Ximeniano e nuove apparecchiature meteorologiche, ma la produzione letteraria di Alippi diventa scarsa, forse per l'avanzare dell'età, forse per i suoi nuovi interessi per la parapsicologia. Il ruolo del vicedirettore Procacci fu molto importante per la salvaguardia del patrimonio dell'osservatorio durante la seconda guerra mondiale: egli riuscì a trasportare e smontare quasi tutti gli strumenti dell'osservatorio e a trasferirli in campagna, evitando quindi che il bombardamento (28/8/1944) che distrusse 5 vani dell'osservatorio danneggiasse anche la strumentazione. Dopo la ricostruzione (1947) della parte bombardata dell'osservatorio, i rilevamenti tardarono a riprendere a causa della scarsa disponibilità finanziaria che non permisero di acquistare la carta laccata e i pennini di vetro necessari alla registrazione. Nel 1952 i problemi di funzionamento del Vicentini e il crescere del traffico nelle strade vicine all'osservatorio indussero Alippi a consultare Caloi (direttore dell'Osservatorio Geofisico di Trieste) per l'acquisto di nuova strumentazione, ma l'operazione non fu conclusa.

Alla morte di Alippi la direzione passò a Procacci, che di fatto ricevette ufficialmente l'incarico nel 1962. Procacci, oltre a proporre il bollettino meteorologico con continuità, pubblicò in forma riassuntiva monotematica i dati meteo relativi a vari decenni. Pubblicò inoltre il "Contributo alla cronistoria dei terremoti nel litorale Marchigiano-Romagnolo".

Negli anni '60 le registrazioni del Vicentini furono bloccate definitivamente a causa delle cattive condizioni strutturali dell'osservatorio che indussero Procacci a smontare il sismografo. Nel 1965 un ulteriore tentativo di dotarsi di nuova strumentazione sismica venne frustrato dalla bocciatura della relativa delibera.

Nel 1971, per raggiunti limiti di età, Procacci viene messo a riposo, e viene nominato nuovo direttore Brunello Bedosti, laureato in scienze naturali e farmacia e insegnante di Geografia presso il locale Istituto Tecnico. Il nuovo direttore diede un nuovo impulso all'attenzione dell'osservatorio nei confronti della sismologia. In particolare egli si impegnò per lo sviluppo del rilevamento strumentale.

Nel 1971 acquisì dal Seminario di Fano il sismografo Agamennone che riattivò l'anno seguente insieme al Vicentini. Nel 1973 uscì il primo bollettino sismico dell'osservatorio in cui trovano sede anche dati macrosismici raccolti probabilmente tramite un questionario e delle cartoline messe a punto nel 1971 dallo stesso Bedosti.

La gestione del Vicentini si rivelò subito difficile per problemi di varia natura: difficoltà di taratura, imprecisione dei tempi rilevati, scorretto posizionamento delle sue componenti, rumore di fondo dovuto al traffico. La sua riattivazione risultò quindi di limitato valore scientifico. È forse per questo motivo che, nonostante le registrazioni siano state continue fino al 1977, la pubblicazione del Bollettino Sismico riprese solo nel 1976 contestualmente all'acquisto di nuova strumentazione.

Negli anni '80 le attività e la produzione calarono rispetto al decennio precedente e la progettualità andò scemando. Anche la pubblicazione annuale delle Osservazioni Meteorologiche cessò per fare posto a un bollettino meteorologico ridimensionato a un semplice foglio.

Due sostanzialmente i fatti nuovi di questo periodo: la costituzione del Museo Guidi nel 1983 e lo sviluppo di attività nel settore astronomia tra il 1985 e il 1986.

Nel 1990, Bedosti sintetizza in tre lavori i dati storici relativi alle temperature ed a piovosità della città di Pesaro. Al disimpegno delle attività sismometriche di routine contribuirono un sacerdote del seminario, Don Cermatori, tra il 1976 e il 1988 e il figlio del Prof. Bedosti, Francesco, tra il 1988 e il 1991.

Al presente, non si è in grado di indicare se i tre tromometri riportati negli inventari siano stati acquisiti insieme oppure in più fasi a partire dal 1876. Inoltre, per i limiti dati alla ricerca, non si è attualmente in grado di stabilire se la denominazione di tromometro data in alcuni inventari all'apparecchio per i moti sussultori fosse arbitraria. E' possibile che questo strumento fosse un banale saltaleone oppure una semplice componente del tromometro di l metro (nell'armadietto dell'ufficio antico è contenuto un micrometro probabilmente appartenuto al tromometro verticale di 1 m) cui era abbinato e insieme al quale sembra sia andato perso nel bombardamento del 1944. La formula dubitativa è determinata dal fatto che questi strumenti mancano dagli inventari già a partire dal 1926.

Stessa sorte, corredata dall'identico dubbio, sembra aver subito il pendolo Cavalleri.

Per quanto riguarda lo strumento di Achille Scateni (meccanico urbinate, assistente al gabinetto di Fisica dell'Università di Urbino) sappiamo che esso è stato prelevato da Calvori nel gabinetto di Storia Naturale, disciplina insegnata da Guidi, presso il locale Istituto Tecnico. Il Guidi lo aveva commissionato direttamente al suo inventore e forse aveva avuto un ruolo anche nella sua ideazione.

L'assenza di questa apparecchiatura negli inventari è probabilmente dovuta al fatto che l'osservatorio non ne fosse il proprietario. Che dal 1883 in poi lo Scateni sia sempre stato custodito al Valerio ci è testimoniato da alcune lettere di Calvori al suo inventore e a De Rossi, oltre che da alcune foto antiche. Attualmente è presente l'apparato rivelatore, mentre dell'apparato registratore non si hanno tracce.

Ugualmente nessuna traccia è rimasta di un non meglio identificato microfono utilizzato per un certo periodo da Calvori per l'ascolto dei rumori tellurici.

L'inventario del 1926 ci informa che a quell'epoca il sismografo De Rossi era fuori uso e che il Calvori aveva riconvertito i suoi pendoli in apparati di rilevamento censiti a parte. L'elenco del 1932 ci dice inoltre che l'orologio e un cilindro sono stati utilizzati per il microbarografo Alfani (probabilmente da parte di Procacci, molto abile in questo tipo di operazioni). Attualmente se ne conservano due rottami: un cilindro di zinco e un accumulatore (che potrebbe però essere anche associabile al meteorografo Secchi).

Relativamente al sismoscopio Brassart c'è da segnalare come esso venga diviso in due diverse voci nell'inventario del 1943; ciò è probabilmente dovuto all'aver considerato separatamente le due componenti che lo costituiscono.

Non censiti dagli inventari, ma tutt'oggi presenti, sono due strumenti di corredo del microsismografo Vicentini. Si tratta dell'affumicatoio a nafta, custodito in apposito stanzino, e di una struttura in legno per il taglio della carta messa a punto dall'assistente Giuseppe Pascucci presumibilmente negli anni '70.

Bibliografia

Ferrari G. (a cura di)
Tromometri avvisatori sismografi. Osservazioni e teorie dal 1850 al 1880. ING-SGA.
Bologna 1991

Galvani S.
Le lettere a Timoteo Bertelli dal 1861 al 1879 in "Tromometri avvisatori sismografi. Osservazioni e teorie dal 1850 al 1880" a cura di G.Ferrari, pp.115-120.
Bologna 1991

Grablovitz G.
Parere sugli avvisatori sismici, in "Annali dell'Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica", Vol.VIII, p.IV (1886).
Roma 1888

*
Nota degli osservatorii provveduti di tromometri per le osservazioni microsismiche, in "Bullettino del Vulcanismo Italiano", A.V (1879).
Roma 1878

*
Riviste quadri e notizie geodinamiche, Tromometri isolati, Tromometri non isolati, in "Bullettino del Vulcanismo Italiano", A.XVII (1890), NN.4-12, aprile-maggio 1890, pp.34-41.
Roma 1897


* La bibliografia non intende essere esaustiva, ma contiene tutti i riferimenti bibliografici associati a questo studioso o costruttore nella banca dati di TROMOS.

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(Last update on: 26/04/00)