Sismografo a pendoli orizzontali a due componenti Agamennone - 1907


* La bibliografia non intende essere esaustiva, ma contiene tutti i riferimenti bibliografici associati a questo strumento nella banca dati di TROMOS.





Lo strumento era costituito da una colonna di ghisa (C) di forma leggermente conica, alta 1 metro e del peso di circa un quintale, solidale con la base (B) direttamente connessa, tramite tre bulloni, ad un pilastro sismico. La colonna portava alla sommità una piattaforma di ghisa (P) destinata all'alloggiamento delle punte superiori di sostegno dei pendoli orizzontali, del tamburo e dell'apparato scrivente.







I due pendoli orizzontali erano formati ciascuno da due tubi del diametro di 5 cm. fissati tra loro da un raccordo a vite ed aventi forma ad L. Il lato più lungo (O, O') era di circa 1 metro e si trovava in posizione quasi verticale funzionando da asse di rotazione mentre il più corto (R, R'), di circa 80 cm., fissato alla base del primo in posizione orizzontale portava all'estremità libera la massa pendolare (M, M'). Essa era formata da 5 dischi di ghisa del peso di 10 Kg. ciascuno, con diametro di 25 cm. e spessore 3 cm. I pendoli erano tra loro incrociati allo scopo di ridurre le dimensioni d'ingombro del sismografo, essi erano disposti tra loro ad angolo retto così da poter registrare le due componenti orizzontali secondo le direttrici N-S ed E-W. Ciascun pendolo era sospeso e vincolato su due coppie di punte di acciaio temperato. La prima (r, r') fissata solidalmente alla piattaforma superiore P e la seconda (s, s') si trovava alla base B dello strumento. Le punte superiori (r, r') penetravano entro due alloggiamenti di forma conica, con angolo di 120¡, praticati in una coppia di cilindri di acciaio (q, q') fissati all'estremità superiore di ciascun tubo di ferro verticale (O, O'). Le punte inferiori (s, s') erano alloggiate entro due fessure verticali di forma triangolare praticate in una piastra curva di acciaio fissata nella parte bassa dei tubi. Le due coppie di punte erano mobili e potevano essere posizionate in modo tale da raggiungere l'equilibrio stabile del pendolo e da poter modificare il periodo di oscillazione dello strumento.





Particolare, in pianta, delle leve di trasmissione del movimento dai pendoli alle leve amplificatrici



Alle estremità superiori dei tubi di ferro O ed O' erano fissate in posizione orizzontale due sbarre di ferro a T (A, A'). Le due sbarre, formando un angolo di 45¡ con i rispettivi tubi sottostanti R ed R', erano tra loro parallele ed a una distanza di circa 14 cm., esattamente corrispondente alla distanza tra le punte superiori r ed r'. Le estremità libere delle sbarre A ed A' terminavano con due piccoli manicotti di ottone che portavano come prolungamento due magneti m ed m'. La distanza dei magneti dagli assi di rotazione O e O' era uguale alla distanza tra gli assi di rotazione suddetti ed i centri di gravità delle masse. In questo modo ad ogni movimento del centro di gravità delle masse ne corrispondeva uno identico delle estremità libere dei magneti; a queste ultime erano collegati i bracci corti delle leve amplificatrici.





Le leve amplificatrici (l ed l') erano costituite da tubi flessibili di alluminio del peso di 1-2 gr. Esse avevano come asse di rotazione due aghi a ed a' verticali; questi potevano essere mossi, tramite due coppie di viti di registro (u, u', x e x'), in maniera tale da renderli perfettamente verticali così che le punte scriventi potessero agire descrivendo un cerchio sul piano orizzontale. Tramite un sistema di viti, su cui poggiavano gli aghetti a ed a', era possibile abbassare ed alzare a piacimento le leve in modo tale da rendere maggiore o minore la pressione delle penne scriventi sulla carta affumicata. Per lo svolgimento e la lettura del sismogramma era sufficiente alzare al massimo le viti in modo tale che le penne scriventi si sollevassero dalla sottostante carta.

Il braccio lungo delle leve era di 25 cm. mentre quello corto di 5 mm. cosi che l'ingrandimento totale risultasse di 1 a 50. Il braccio corto era costituito da un filo di ferro piegato ad angolo retto il cui ramo verticale penetrava entro una piccola forchetta con la quale terminavano i magneti m ed m'.

Per impedire danneggiamenti, incroci o uscite dalla carta delle leve amplificatrici a seguito di scosse di terremoto particolarmente rilevanti, lo strumento possedeva quattro viti X, Y, X' ed Y' portate da supporti fissati alla piattaforma P che limitavano il movimento orizzontale delle leve A e A'.





Il registratore era composto da un tamburo di ottone di 25 cm. di diametro per 25 cm. di lunghezza. L'asse di rotazione era orizzontale e girava entro due fori praticati alle estremità di due bracci (K) di ghisa fissati nella parte anteriore della piattaforma P. La parte dell'asse di rotazione del tamburo sporgente a destra era tagliata a vite con passo di 1,5 mm. in modo tale che ruotando su se stesso esso si spostasse lateralmente. La rotazione era ottenuta con un meccanismo ad orologeria H a bilanciere fissato sopra un'appendice del braccio di sostegno sinistro K. La velocità di avanzamento del tamburo era di 25 cm. al minuto; esso compiva 48 giri nell'arco di 24 ore, spostandosi verso destra di quasi 1,5 mm. ogni giro subendo quindi uno spostamento totale giornaliero di 7 centimetri. Ognuna dello due punte scriventi tracciava nell'arco di un giorno 48 spirali successive.

Tra le due leve scriventi l ed l', ma in posizione molto arretrata per non interferire con il funzionamento di queste, si trovava una terza penna (l'') costituita da una sottile lamina d'acciaio fissata a vite sulla parte anteriore della piattaforma P. Anche questa tracciava, come le precedenti, 48 spirali ed era destinata a segnare il tempo mediante il sollevamento, che avveniva ad ogni minuto, grazie ad un telaietto in tubi vuoti di ottone mosso da una elettrocalamita. La elettrocalamita era collegata elettricamente ad un orologio di precisione, preferibilmente a bilanciere, in maniera tale da non essere arrestato da scosse di intensità rilevante.



A partire dal 1906 furono numerosi gli osservatori sismici italiani che installatono questo strumento. Il sismografo, nelle due versioni a due componenti (50 kg) e tre componenti (50 kg componenti orizzontali e 20 kg componente verticale), era presente tra il 1906 e il 1934 in almeno 14 esemplari.

Bibliografia

*
Bollettino dell'Osservatorio di Mineo, dicembre 1912 - novembre 1913, cc.sn.
Mineo 1913

*
Bollettino dell'Osservatorio di Mineo, dicembre 1913 - novembre 1914, cc.sn.
Mineo 1914

*
Bollettino dell'Osservatorio di Mineo, dicembre 1914 - novembre 1915, cc.sn.
Mineo 1915

*
Bollettino dell'Osservatorio di Mineo, dicembre 1915 - novembre 1916, cc.sn.
Mineo 1916

Guzzanti C.
Le registrazioni sismiche dell'Osservatorio di Mineo, in "Bollettino Bimensuale della Società Meteorologica Italiana".
Torino 1913

*
Informazioni (osservatorio di Rocca di Papa), in "Bollettino della Società Sismologica Italiana" (1933), Vol.XXXI, pp.118/119.
Roma 1933

*
Le osservazioni sismiche in Roma, in "Bollettino della Società Sismologica Italiana" (1910), Vol.XIV, p.47.
Modena 1910

Zanon F.S.
Il sismografo Agamennone a pendoli orizzontali modificato, in "Bollettino della Società Sismologica Italiana" (1926), Vol.XXVI, pp.153-165.
Selci 1926

home

(Last update on: 26/04/00)