Tromometro a registrazione fotografica Agamennone - 1890


* La bibliografia non intende essere esaustiva, ma contiene tutti i riferimenti bibliografici associati a questo strumento nella banca dati di TROMOS.





Lo strumento, descritto per la prima volta l'8 gennaio 1893 nei Rendiconti della R. Accademia dei Lincei, si componeva di tre parti: il pendolo, il pendolino amplificatore ed il registratore fotografico.

- Il pendolo era costituito da un disco di piombo con massa di 10 Kg. e diametro di 15 centimetri. La massa era contenuta all'interno di un telaio di ferro a forma circolare fissato al muro e munito di otto viti di registro a passo corto. Quattro disposte verticalmente e poste al di sotto dello strumento avevano lo scopo di arrestare un'eventuale caduta della massa in caso di rottura del filo di sospensione; le restanti quattro viti, disposte orizzontalmente a 90¡ l'una dall'altra lungo la circonferenza secondo le due direzioni del movimento pendolare, avevano lo scopo di limitare le oscillazioni del disco di piombo. Una di queste viti, con testa graduata, serviva a misurare l'ingrandimento del moto tromometrico sui fotogrammi. La massa (m) era sospesa a tre lunghi fili di ottone attaccati ad un sostegno a sua volta sospeso, nel suo punto di mezzo, ad un altro filo di ottone della lunghezza di 15 centimetri. Tutto il sistema sospeso era attaccato ad un robusto supporto di ferro fissato al muro; la lunghezza totale era di un metro e mezzo. Il punto di attacco del filo poteva esse regolato in azimut e, tramite una vite verticale, in altezza. Il sistema trifilare di sospensione assicurava una buona stabilità della massa e riduceva considerevolmente i movimenti azimutali.

- Il pendolino amplificatore, disposto al di sotto della massa m, era costituito da un piccolo tubo verticale di ottone alto 5 cm., del diametro di 2 mm. e con spessore di circa 1/4 di millimetro. Il tubicino era sostenuto nel suo punto di mezzo da una delicata sospensione cardanica e portava due piccoli specchi verticali s ed s' ad angolo retto tra loro. Entrambi gli specchi avevano il lato maggiore disposto orizzontalmente. Le dimensioni degli specchietti erano rispettivamente 4 x 2.5 cm. e 5 x 2 cm. Ognuno era attaccato ad un dischetto metallico il quale poteva spostarsi lungo il tubicino, girare intorno ad esso e formare con questo angolazioni variabili grazie ad una piccola cerniera. Il peso complessivo del pendolino amplificatore, compresi gli specchietti e l'anello mobile della sospensione cardanica era di pochi grammi con un rapporto col peso della massa di circa uno a mille.

Al di sotto del pendolino amplificatore, un altro supporto fissato nel muro, portava un prisma (z) rettangolare a riflessione totale in posizione verticale. Uno dei cateti del prisma era parallelo e rivolto allo specchio s in modo tale che, facendo cadere quasi perpendicolarmente sopra l'altro cateto del prisma e sullo specchio s', attraverso una lente cilindrica, un fascio di raggi provenienti dalla fessura orizzontale di una lampada, si ottenevano per riflessione due immagine coniugate della fessura. Le due immagini erano orizzontali ed oscillavano dal basso verso l'alto e viceversa in conseguenza dei movimenti del pendolo di cui esse rappresentavano le due componenti tra loro perpendicolari. Tutto il sistema in sospensione era protetto e riparato da due custodie di legno. Lo strumento era accessibile tramite due sportelli a vetri.

- Il registratore fotografico era costituito da un tamburo del diametro di 24 cm. ed altezza 12, girevole intorno al proprio asse verticale e sostenuto da un piano di ghisa a treppiede poggiante sopra una mensola di marmo. Il meccanismo contenuto all'interno del cilindro, del tutto simile a quello dei registratori Richard, faceva compiere al dispositivo poco meno di un giro intero in 24 ore. La carta fotografica, avvolta intorno al cilindro, si muoveva quindi alla velocità di 3 cm. all'ora. Il tamburo era protetto da una custodia cilindrica nella cui parte inferiore si trovava un bordo orizzontale che, andandosi ad applicare ad un piatto sottostante, impediva alla luce di penetrare all'interno. Sopra la custodia cilindrica vi era un feritoia, che poteva essere stretta o allargata a piacimento, attraverso la quale andavano a cadere sulla carta fotografica le linee focali orizzontali generate dalla lampada di proiezione. I raggi raggiungevano la carta dopo essere stati riflessi dai due specchietti del pendolino amplificatore e rifratti dalla lente cilindrica.

Bibliografia

Agamennone G.
Il tromometro fotografico, in "Bollettino della Società Sismologica Italiana" (1896), Vol.II, pp.280-293.
Modena 1896

*
Notizie storiche e descrittive dei RR. Osservatori di Catania e dell'Etna fino a tutto il 1899, in "Annuario della R. Universita' di Catania 1899-1900", pp.1-16.
Catania 1900

Riccò A.
Gli osservatori di Catania e dell'Etna, in "Memorie della Società degli Spettroscopisti Italiani", Vol.XXVI, (1897), pp.1-29.
Catania 1897

Tacchini P.
Sopra un tromometro a registrazione fotografica, in "Rendiconti della R. Accademia de' Lincei", seduta 18 maggio 1890, p.432.
Roma 1890

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(Last update on: 26/04/00)