Sismoscopio elettrico a doppio effetto Agamennone - 1895


* La bibliografia non intende essere esaustiva, ma contiene tutti i riferimenti bibliografici associati a questo strumento nella banca dati di TROMOS.

Nel 1894, dovendo impiantare una stazione sismica in Costantinopoli su richiesta del Governo ottomano, Giovanni Agamennone pensò di costruire uno strumento che riunisse alla più grande sensibilità anche la massima economia e ...si limitasse... ad indicare soltanto l'avvenimento e l'ora di una scossa. La realizzazione del nuovo modello di sismoscopio rappresentò il momento di sintesi di una disamina generale che l'Agamennone condusse sugli apparecchi di questo tipo esistenti all'epoca in Italia. Al pari di quanto avvenne per altri progettisti e studiosi e per i loro sismoscopi, anche l'Agamennone prese spunto dall'avvisatore sismico a sfera del Cecchi: il mio sismoscopio consiste precisamente nell'accoppiamento di due avvisatori Cecchi, di cui l'uno, conservando il peso in basso, oscilla piuttosto rapidamente, mentre l'altro è dotato d'un periodo alquanto più lungo d'oscillazione, per essere costituito da un'asticina d'acciaio un po' più grossa e per essere il peso portato in questa fino alla massima altezza.

La vicinanza tra le due estremità superiori dei pendoli rovesci faceva sì che per causa di una scossa esse entrassero in contatto chiudendo un circuito elettrico destinato a far agire l'orologio sismoscopico o qualsiasi altro apparecchio. Qualche obiezione alla scelta di impiegare solo due apparati pendolari dissincroni fu avanzata da altri studiosi di sismologia; lo stesso Agamennone prese in considerazione l'opportunità dell'utilizzare parecchie asticine, vibranti più o meno rapidamente, maturando al riguardo la convinzione che una simile opzione avrebbe comportato un aumento dei costi e maggiori difficoltà di utilizzazione dell'apparecchio, senza arrecare vantaggi considerevoli ai fini della sensibilità del sismoscopio. Le argomentazioni dell'Agamennone a tal proposito si poggiavano su considerazioni inerenti il periodo d'oscillazione delle onde sismiche: siccome i periodi estremi d'oscillazione, che si possono facilmente realizzare in un sismoscopio, non possono variare che entro limiti assai ristretti, si capisce come al passaggio d'onde sismiche dotate anche d'un ritmo intermedio, esse possano ancora fare entrare in sufficiente oscillazione o l'una o l'altra delle due asticine e forse tutte due alla volta. L'utilizzazione di due apparati pendolari con ritmi di oscillazione posti agli estremi rappresentava, per Agamennone, una condizione di sufficiente garanzia, un efficace compromesso tra sensibilità, costo e facilità d'uso dello strumento. Erano queste le condizioni che altri studiosi, cimentatisi nella costruzione di sismoscopi basati sul medesimo principio non avevano, a parere dell'Agamennone, realizzato: era il caso dello strumento a triplo pendolo del Bovieri (presentato nel 1892), mentre più sfumato era il giudizio sul sismoscopio ad effetto multiplo realizzato dal Cancani il quale, come rilevava l'Agamennone, non condivideva la scelta di utilizzare due soli pendoli rovesci con periodo d'oscillazione estremo (Agamennone G. 1899 pp.41-46).

Il primo modello dello strumento funzionò nell'Osservatorio di Costantinopoli, dove fece ottima prova, a detta dell'Agamennone. Al ritorno di quest'ultimo nel 1897 il Prof. P. Tacchini, Direttore dell'Ufficio Centrale di Meteorologia e di Geodinamica, ne fece costruire alcune copie per distribuirle a stazioni di terz'ordine della rete sismica italiana. Questo secondo modello differiva da quello di Costantinopoli solamente nella base che nel primo strumento era costituita dal classico treppiede utilizzato dai Fratelli Brassart per i loro avvisatori, mentre nelle costruzioni successive il meccanico Luigi Fascianelli utilizzò un basamento circolare di ghisa (Agamennone G. 1897 pp.157-168). Nella seconda metà del 1898 Agamennone semplificò il sistema di centratura dell'apparecchio ed affidò la realizzazione di questo terzo modello allo stesso costruttore.

Il sismoscopio elettrico a doppio effetto presentava, fissate al sostegno, due asticelle cilindriche di acciaio di diverso diametro ed egual altezza, entrambe gravate da una massa lenticolare di piombo delle stesse dimensioni. La più sottile portava la massa fissata in basso e costituiva perciò un pendolo rovescio dal breve periodo, mentre l'altra risultava sensibile ad oscillazioni più lente in virtù del peso fermato alla sua sommità. Superiormente a questa seconda lente di piombo era fissata una piastrina di platino con un piccolo foro destinato ad accogliere la punta dello stesso materiale del pendolo rapido. Le due aste erano isolate alla base e comunicavano, mediante due morsetti, coi capi di un circuito elettrico che veniva chiuso dal contatto fra la punta ed i bordi del foro causato dall'oscillazione di uno o di entrambi i pendoli.

Nel secondo modello dello strumento la posizione della lamina di platino, e perciò del foro, rispetto all'apice della asticella era regolabile mediante un meccanismo fissato alla sommità della massa superiore. La piastrina forata faceva corpo unico con un cilindretto sul quale agivano due viti di rettifica perpendicolari tra loro. Intervenendo su di esse poteva imprimersi al cilindro un movimento di traslazione che modificava la posizione del foro. La colonna, fissata alla base dello strumento in posizione equidistante dai due pendoli, serviva ad appoggiare la mano per rendere più sicura l'operazione di centratura del foro rispetto alla punta in esso introdotta.

Nel terzo modello dell'apparecchio il sistema di regolazione venne notevolmente semplificato ed interveniva sulla posizione dell'asticella rispetto a alla piastrina che, fissata stabilmente alla massa superiore, presentava tre fori di calibro diverso. L'asta di minor diametro era saldata all'estremità superiore di un grosso filo di acciaio fissato alla base dello strumento e circondato da un tubo di ottone. Quest'ultimo terminava in alto con un anello nel quale entravano due viti perpendicolari tra loro che agivano sulla posizione del filo. Gli spostamenti di questo si ripercotevano amplificati di cinque volte sulla punta di platino e le viti, di passo finissimo, consentivano perciò la regolazione graduale della sensibilità del sismoscopio col vantaggio di non perturbare ogni volta l'immobilità delle masse lenticolari. Per facilitare l'operazione di centratura, alla sommità dell'asta era fissato uno specchietto inclinato di 45 gradi che rifletteva l'immagine dei fori della piastrina e della punta di platino investiti dalla luce deviata da un sottostante dischetto di carta bianca opportunamente angolato. La colonna venne però mantenuta per potervi poggiare la mano quando si volessero arrestare le oscillazioni dei pendoli.

La base di entrambi i modelli presentava due viti di livello che consentivano di mantenere verticale il pendolo di maggiore periodo che, gravato in alto dalla massa, rischiava di piegarsi sensibilmente da una parte o dall'altra. Lo strumento era verniciato ed in parte nichelato per preservarlo dall'ossidazione e doveva essere fissato solidamente ad una mensola di marmo o ferro incastrata nel muro maestro al pianterreno o meglio di un sotterraneo. Era in ogni caso consigliabile ricoprirlo con una campana di vetro per isolarlo da possibili turbamenti estranei ai moti sismici. Mediante il collegamento elettrico l'apparecchio poteva venir inserito nel circuito di un orologio sismoscopico con o senza suoneria di allarme, preferibilmente sistemato in un adiacente locale visitato con frequenza (Agamennone G. 1899 pp.41-46).

Lo strumento ebbe una vasta diffusione nelle stazioni sismiche e negli osservatori italiani, sostituendo di fatto in molti istituti i sismoscopi distribuiti nei primi anni di attività del servizio geodinamico. Una copia del sismoscopio Agamennone nella sua seconda versione fu esposta nella mostra dell'Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica organizzata nell'ambito dell'Esposizione nazionale di Torino del 1898. Nel 1900 il terzo modello dello strumento comparve nel padiglione italiano dell'Esposizione Universale di Parigi (Agamennone G. 1900/1901 pp.188-201", sette anni dopo alcune copie furono esposte alla Mostra retrospettiva di Sismometria svoltasi a Milano. La produzione in serie del sismoscopio fu avviata da Luigi Fascianelli, meccanico dell'Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica; l'area di diffusione dell'apparecchio travalicò i confini italiani e, dall'officina del Collegio Romano, furono fabbricati sismoscopi del tipo descritto, nel suo terzo modello, destinati ad istituti scientifici inglesi, bulgari e sud americani (Agamennone G. 1899 pp.41-46). Il sismoscopio Agamennone conobbe una lunga vita operativa: ancora nel 1909 moltissimi osservatori italiani lo avevano nell'arredamento scientifico (Agamennone G. 1908/1909 pp.41-74).

Bibliografia

Agamennone G.
Sismoscopio elettrico a doppio effetto, in "Bollettino della Società Sismologica Italiana" (1897), Vol.II, pp.37-45.
Modena 1897

Agamennone G.
Alcune modificazioni al sismoscopio elettrico a doppio effetto e istruzioni per l'istallazione ed il funzionamento del medesimo, in "Bollettino della Società Sismologica Italiana" (1897), Vol.III, pp.157-168.
Modena 1897

Agamennone G.
Ulteriori modificazioni al sismoscopio elettrico a doppio effetto, in "Bollettino della Società Sismologica Italiana" (1898), Vol.IV, pp.277-283.
Modena 1898

Agamennone G.
Sopra un nuovo tipo di sismoscopio, in "Atti della Reale Accademia dei Lincei Rendiconti Classe di scienze fisiche, matematiche e naturali" A.CCXCVI (1899), S.V, Vol.VIII, I semestre, pp.41-46.
Roma 1899

Agamennone G.
Gli strumenti sismici all'Esposizione Universale del 1900, in "Bollettino della Società Sismologica Italiana" (1900-1901), Vol.VI, pp.188-206.
Modena 1900

Agamennone G.
L'attività del R. Osservatorio Geodinamico di Rocca di Papa durante l'anno 1902, in "Bollettino della Società Sismologica Italiana" (1904-1905), Vol.X, pp.9-18.
Modena 1904

Agamennone G.
Brevi cenni sull'organizzazione del Servizio Sismico in Italia con l'elenco dei principali osservatori sismici italiani, in "Bollettino della Società Sismologica Italiana (1908-1909), Vol.XIII, pp.41-74.
Modena 1908

Fascianelli L.
Nuovo sismoscopio elettrico a doppio effetto e orologio sismoscopico, pp.2.
Roma 1898

*
Notizie storiche e descrittive dei RR. Osservatori di Catania e dell'Etna fino a tutto il 1899, in "Annuario della R. Universita' di Catania 1899-1900", pp.1-16.
Catania 1900

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(Last update on: 26/04/00)