Sismoscopio a pendolo verticale di Zupo - 1783


* La bibliografia non intende essere esaustiva, ma contiene tutti i riferimenti bibliografici associati a questo strumento nella banca dati di TROMOS.

Nicola Zupo, medico cosentino, naturalista, erudito Accademico dei Costanti e dei Cratalidi, appartenne alla poliedrica schiera di intellettuali autoctoni che reagirono al manifestarsi del catastrofico periodo sismico calabrese del 1783 imponendosi di rendere ragione della "terribile meteora" attraverso la prassi; distruggendo il mito. Convinto assertore della sismogenesi elettrica atmosferica, in antinomia con l'ipotesi incentrata sull'elettricità ipogea, ideò e realizzò un semplice apparato, allo scopo di accertare se in tempo delle scosse accorresse un fluido elettrico per le viscere della Terra: Feci costruire una spranga di ferro 12 palmi lunga (circa 3 metri), e acuminata nei due estremi con una picciola curvatura, ...Introdussi i due terzi di detta spranga in terra, battendo con colpi di martello sopra la curvatura, per non guastare la punta esteriore, che doveva rimanere opposta alla superficie della Terra. Da quella medesima curvatura feci pendere un anelletto di ferro legato alla spranga con filo, il quale accidentalmente trovossi essere di seta. Da questo anello pendeva una palla di piombo di circa tre libbre, che nella parte di basso aveva una punta di chiodo sporta in fuori, due dita traverse sopra la sua superficie sferica; una tal punta di ferro toccava un suolo di cenere sottilissima alto tre dita, situato sopra una tavoletta, dove trovavasi segnata la Meridiana.

Per verificare l'attendibilità delle indicazioni direzionali del pendolo, Zupo appose intorno ad esso quattro campanelli orientati secondo i Quattro punti dell'Orizzonte, Libeccio, Greco, Scirocco, Maestro; tra le suonerie e la massa pendolare passava appena un crine di cavallo; non è noto se l'adozione di un simile sistema di segnalazione della direzione del movimento pendolare ebbe lo scopo di tacitare le critiche che il Salfi aveva mosso al metodo di: pescare la direzione del tremuoto ne' solchi realizzato nel Sismometro, ingegnosamente immaginato dal Dottor Zupo, uomo versato nelle più belle cognizioni fisiche.

Nel 1851 Giacomo Maria Paci visitò, su incarico del Governo borbonico, il distretto di Melfi, travagliato dal terremoto del 14 agosto di quell'anno. Nel corso del soggiorno di studio Paci impiantò, nella sua temporanea abitazione, un pendolo per le osservazioni sismometriche, ispirandosi allo strumento realizzato dallo Zupo. Tramontate le suggestioni della sismogenesi elettricista settecentesca, Paci apportò sostanziali modifiche all'apparato: egli sospese la massa pendolare mediante un filo di ferro, onde evitare i fenomeni di torsione propri della seta, ad un trave del soffitto, conservando il sistema di registrazione tramite il tracciamento di solchi su di uno strato di sabbia o materiale polverulento. Scompariva così il supporto astile di metallo con le estremità acuminate, che ricopriva il ruolo duplice di tratto d'unione tra le forze elettriche della terra e dell'aria e di autentico "paraterremoto". L'attenzione riservata da Zupo allo studio comparato tra i fenomeni ed i movimenti che interessavano le grandi masse d'aria, in relazione all'attrito tra di esse e la superficie terrestre, la stessa spiegazione che il medico cosentino addusse per i moti del pendolo, indici di un insensibile vento...torrente ondoso di elettricità, attestano come il ricorso allo strumento non fosse solo ed unicamente funzione di un'ansia di misurazione del fenomeno sismico. Il marchingegno doveva fornire la prova inconfutabile a sostegno di una "filosofia" del terremoto e della sua natura; una reificazione che allontanasse, dalla ipotesi dell'origine elettrica-aerea dei movimenti tellurici, la dimensione del mito e della superstizione. Lo strumento divenne perciò sostegno nelle dispute ed alle dispute: proprio in ragione di ciò, non può stupire l'approssimazione con la quale il Vivenzio, uomo molto vicino alla Corte di Napoli, attento narratore delle vicende del terremoto calabrese, descrisse lo strumento dello Zupo, tralasciando di ricordare l'esistenza del pendolo per sottolineare come: nel tempo di molte scosse dalla estremità puntata fuori dalla terra il naturalista cosentino osservò un pennello di fuoco Elettrico, rilievo tutto nuovo nel suo genere.



Bibliografia

Baratta M.
Ricerche storiche sugli apparecchi sismici in "Annali dell'Ufficio Centrale Meteorologico e Geodinamico Italiano, s.II, 17, pt.I (1895), pp.1-37.
Roma 1896

Salfi F.
Saggio di fenomeni antropologici relativi al tremuoto.
Napoli 1787

Vivenzio G.
Istoria dei terremoti avvenuti nella provincia della Calabria Ulteriore, e nella citta' di Messina nell'anno 1783 e di quanto nella Calabria fu fatto per il suo risorgimento fino al 1787. Preceduta da una teoria, ed istoria generale de' terremoti.
Napoli 1788

Zupo N.
Riflessioni su le cagioni fisiche dei tremuoti accaduti nelle Calabrie nell'anno 1783.
Napoli 1784

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(Last update on: 26/04/00)