Sismoscopio a mercurio Cacciatore - 1818


* La bibliografia non intende essere esaustiva, ma contiene tutti i riferimenti bibliografici associati a questo strumento nella banca dati di TROMOS.

E' un piccolo recipiente circolare lateralmente forato in otto parti indicanti i quattro punti cardinali e gli intermedi. Sito in un piano perfettamente orizzontale, e ripieno di mercurio che lambe i fori, e che, per conseguenza, può versarsi ad ogni lievissima oscillazione, e nel senso della oscillazione medesima. Altrettanti vasellini quanti sono i fori, e a questo sottoposti, ricevono il mercurio che si versa, il quale può indi rimettersi nel recipiente. Il mercurio versato nei vasellini opposti indicherà le scosse ondulatorie dei teremuoti, e ne segnerà le succussorie qualora trovasi versato in tutti o nella maggior parte di essi. Così nel 1842 Gaetano Cacciatore descriveva, per la prima volta, il sismoscopio a mercurio presente nella Specola di Palermo".

L'esistenza di un "sismografo" nell'osservatorio siciliano è comprovata dai registri delle osservazioni fin dal 20 marzo 1818 (Cacciatore N.); a cinque anni di distanza dalla pubblicazione della prima descrizione dello strumento, Giacinto Collegno scriveva: Con tale sismometro si fanno osservazioni a Palermo sino dal 1818 e vi si è potuto riconoscere già che i due terzi almeno de' terremoti vi seguono la direzione est-ovest.

Il sismografo fu, con ogni probabilità, introdotto da Niccolò Cacciatore direttore dell'Osservatorio dal 1817 al 28 gennaio 1841 data della sua morte. Nel giugno del 1827, Niccolò Cacciatore fece costruire un nuovo sismografo, che si fabbricò in legno di bosso, collocandolo nei locali dell'Osservatorio in una nicchia su di una base di marmo (Foderà Serio G.). L'impiego del suffissoide "grafo" non deve far pensare ad uno strumento dotato di marchingegni registratori; l'apparecchio consentiva una descrizione degli eventi, che in quanto tale rendeva ragione dell'etimologia del termine "grafo", pur collocandosi in bilico tra scientismo ed empiria: l'orientazione del "sismografo", permetteva di stabilire la direzione delle scosse, la cui natura ondulatoria o sussultoria, ed intensità venivano dedotte dal numero di recipienti che raccoglievano mercurio e dalla quantità di metallo riversatasi. Talché nelle annotazioni sismiche dei registri dell'Osservatorio palermitano, trascritte in alcune carte conservate nel Fondo Tacchini, si legge: "24 marzo 1835. Alle ore 2h e minuti 7 dopo mezzanotte forti scosse sussultorie di tremuoto che fecero versare il mercurio da tutti i lati del sismografo del reale Osservatorio".

Pur nutrendo una devozione assoluta nei confronti del padre, affezione che lo spinse a difenderne l'opera e ricordarne i meriti, Gaetano Cacciatore non attribuì al genitore né la progettazione, né la costruzione del "sismografo". Una consuetudine derivante probabilmente dall'identificazione pedissequa tra possesso e progetto dello strumento ha portato ad attribuire il "sismografo" palermitano al Cacciatore. Già Baratta (Baratta M., 140360) metteva in dubbio che l'apparecchio fosse una creazione originale dell'astronomo palermitano. L'intuizione concretizzata nello strumento è, a ben vedere, del tutto identica a quella che aveva, nei primi anni del secolo XVIII, trovato realizzazione nel sismoscopio a mercurio dell'eclettico abate francese Giovanni de Haute-Feuille.

La circolazione dell'idea prese l'avvio dalla Francia per giungere alla Roma dell'abate Cavalli e di Filippo Gilii, primo a collocare un sismografo all'interno della Specola Vaticana, ed a Palermo; il tutto unito dalla trama sottile ma visibile della misurazione ancella della chimera baconiana : oggi dominiamo la natura solo nella nostra opinione, e siamo sottoposti alla sua necessità; ma se ci lasciassimo guidare da lei nell'invenzione, potremmo comandarle nella pratica (Bacone F.).

Il sismografo attribuito al Cacciatore continuò ad essere utilizzato nell'Osservatorio nonostante le travagliate vicende che interessarono il personale scientifico dell'istituto negli anni a ridosso della metà dell'800. Le carte Tacchini attestano la presenza del sismografo a mercurio fino al 30 marzo 1866; l'attenta compulsazione della documentazione storica conservata presso l'Archivio dell' Osservatorio Astronomico di Palermo lascia supporre la presenza operativa dello strumento almeno fino al 1895 (Foderà Serio G.). Il sismografo conobbe una diffusione limitata, rimanendo per decenni appannaggio esclusivo della Specola palermitana. Nonostante la famiglia Cacciatore occupasse, con alcuni suoi membri, importanti incarichi in altri luoghi d'osservazione scientifica nella capitale siciliana, non è stata sinora trovata traccia di sismografi simili; nemmeno la dettagliata trascrizione delle osservazioni sismiche resaci dal Tacchini dai registri dell'Osservatorio dell'Istituto di Marina al Molo in Palermo, retto dal fratello di Niccolò Cacciatore Onofrio, offre prove positive in tal senso.

Nel 1898 ricevendo in dono da F.P. Crescimanno, direttore della stazione termo-udometrica e sismica di Corleone, un sismoscopio a mercurio, Pietro Tacchini scrisse che si trattava dello stesso apparecchio fatto costruire da Niccolò Cacciatore e funzionante nella Specola palermitana sin dal 1818 (Tacchini P.). La testimonianza del Tacchini è da ritenersi attendibile, infatti egli operò, per più di tre lustri (1863-1879), quale astronomo aggiunto nell'Osservatorio palermitano sotto la direzione di Gaetano Cacciatore. Un ulteriore elemento, a parziale conferma delle affermazioni dell'astronomo modenese, scaturisce dalla relazione prodotta da Gaetano Cacciatore e P. Doderlein sul periodo sismico che travagliò il Corleonese sul finire del maggio 1876. I due scienziati, inviati sul posto dal Governo, fecero riferimento ad osservazioni di eventi sismici effettuate in loco con l'ausilio di un sismografo, del quale peraltro non indicarono né le caratteristiche né la provenienza (Cacciatore G., Doderlein P.). La già accennata provenienza dall'Osservatorio di Corleone dell'esemplare di sismoscopio a mercurio, attribuito a Cacciatore, entrato a far parte del museo degli apparecchi sismici organizzato, nei primi anni di questo secolo, presso l'Ufficio Centrale di Meteorologia e di Geodinamica, pare chiarire il ciclo tormentato di questo strumento.

Bibliografia

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Annuario del Reale Osservatorio per l'anno 1842, A.I.
Palermo 1842

Baratta M.
Ricerche storiche sugli apparecchi sismici in "Annali dell'Ufficio Centrale Meteorologico e Geodinamico Italiano, s.II, 17, pt.I (1895), pp.1-37.
Roma 1896

Cacciatore G., Doderlein P.
Rapporto sulle recenti convulsioni sismiche in Corleone, pp.3-19. Palermo 1876

Chistoni C.
Necrologio di Domenico Ragona, in "Annuario della Regia Università di Modena", AA.1892-93, pp.259-272.
Modena 1893

Fodera' Serio G.
Descrizione degli strumenti sismici presenti nell'Osservatorio Astronomico di Palermo, note dattiloscritte non pubblicate, Palermo 22 marzo 1991

Lais G.
Memorie e scritti di Mons. Filippo Gilii della Specola Vaticana ed insigne naturalista del secolo XVIII, in "Memorie della Pontificia Accademia dei Nuovi Lincei", Vol.VI, (1890), p.49.
Roma 1890

Ragona D.
Sul decreto dittatoriale del 4 luglio 1860 per ciò che riguarda il R. Osservatorio Astronomico di Palermo, Reclamo di Domenico Ragona, pp.1-37.
Palermo 1861

Tacchini P.
Antichi strumenti sismici, in "Bollettino della Società Sismologica Italiana", (1898), Vol.IV, pp.259-260.
Modena 1898

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(Last update on: 26/04/00)