Officine Galileo

Firenze [I] 1864 00 00 Firenze [I] 2000

Note biografiche

A voler essere esatti la vocazione alla meccanica di precisione applicata alla strumentazione scientifica si radicò a Firenze fin dal secolo XVII. Nel 1831 la venuta, in qualità di direttore della Specola, di Giovanni Battista Amici, ottico, astronomo e naturalista modenese, rappresentò una sorta di continuità nella tradizione tecnico-scientifica del capoluogo toscano. L'Amici aveva impiantato, fin dai primi anni dell'800, una officina meccanica di precisione nei locali della sua abitazione modenese. Gli strumenti ivi prodotti lo avevano reso celebre in tutta Europa, l'importanza della sua opera tuttavia travalicò la dimensione progettuale e costruttiva degli apparati scientifici: Amici di fatto fu l'animatore di una scuola di artigiani, fini artefici e non semplici esecutori. Alcuni meccanici della officina modenese, al momento della sua dipartita per Firenze, lo seguirono, altri si impiegarono presso il laboratorio meccanico del R. Osservatorio astronomico di Modena diretto da Giuseppe Bianchi. Il prezioso patrimonio umano non si disperse, il ciclo che l'Amici inaugurò con il suo trasferimento nella città toscana giunge fino ai nostri giorni delineato nelle produzioni civili di meccanica fine delle Officine Galileo. Nel laboratorio impiantato a Firenze, che fungeva da gabinetto meccanico della Specola, si formò il nucleo di artigiani che avrebbero dato vita alla "Officina Galileo". Lo spirito con il quale l'Amici animò i lavori ebbe grande influenza sui pochi artefici alle sue dirette dipendenze. Non è azzardato pensare che la ricerca costante e puntigliosa della qualità nelle produzioni condizionò di fatto anche il lavoro dei laboratori artigiani che eseguirono commesse per l'Amici. Egli ebbe modo di scrivere "...se un istrumento deve portare il mio nome, io amo che sia fatto secondo qué principi che mi sembrano più perfetti" ed ancora dichiarò a più riprese che la sua attività di costruttore seguiva gli interessi della scienza e non quelli del guadagno personale (Buffa P., 140966). L'eredità dello scienziato modenese, scomparso nell'aprile del 1863, fu raccolta da un gruppo di artigiani meccanici che si riunì intorno al più abile di tutti, l'artefice di fiducia della Specola Giovanni Poggiali che teneva bottega in via Romana a Firenze. Giovanni Battista Donati, successore dell'Amici alla direzione della Specola e del Museo di Fisica si preoccupò di assicurare, attraverso commesse di strumenti scientifici, la sopravvivenza del piccolo nucleo artigiano che, fin dal 1864 assunse con tutta probabilità, secondo il Martinez (Martinez G., 140839), la denominazione di "Officina Galileo". Il Donati, convinto assertore della necessità di non disperdere il patrimonio di conoscenze tecnico-scientifiche e di abilità meccanica maturatosi nell'officina Amici, si fece promotore, in compagnia tra gli altri di Gustavo Uzielli, Angelo Vegni e dello stesso Poggiali, di iniziative di sensibilizzazione nei confronti del potere politico-amministrativo. Nel 1868 fu proposto, su consiglio del Poggiali, al Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, il trasferimento delle attrezzature e degli uomini dell'ex laboratorio Amici all'interno dell'officina dell'Istituto Tecnico, che già fabbricava con buon successo strumenti di precisione per la fisica, l'ingegneria, l'astronomia e la telegrafia . L'istanza non ricevette risposta immediata, una volta avvenuto il trasferimento nella nuova sede trascorsero appena due anni e l'"Officina Galileo", forse invisa a parte del mondo accademico fiorentino , fu nuovamente sfrattata e costretta a cercare una sistemazione definitiva. Il primo documento ufficiale che attesta l'esistenza di una società denominata "Officina Galileo" risale propri al 1870 e fa parte delle pratiche amministrative, delle quali si occupò l'Uzielli, relative alla costruzione della nuova officina in un'area nei pressi del Viale Militare (l'attuale Viale Don Minzoni). Nel 1872 la Galileo occupava cinquanta lavoranti che utilizzavano 45 torni a pedale in acciaio ed altre 29 macchine di vario genere. Queste cifre non devono trarre in inganno; non si era alla presenza di un sistema di fabbrica moderno caratterizzato dalla parcellizzazione del processo produttivo, lo "...stesso operaio spesso costruiva totalmente lo strumento. In definitiva si aveva un artigiano evoluto, con direttive tecniche e con finanziamento assicurato." . Il livello tecnologico dei mezzi di produzione era relativamente basso, larghissimo spazio trovavano ancora la lavorazione manuale e l'estro creativo del singolo. Nonostante ciò nei primi anni 70 dell'800 la Officina Galileo produsse strumentazione scientifica di ottimo livello qualitativo ottenendo un diploma d'onore all'Esposizione di Vienna del 1873. Nello stesso anno scomparve Giovanni Battista Donati al quale subentrò nella direzione scientifica e tecnica il forlivese Innocenzo Golfarelli, mente "vulcanica e disordinata" . Questi espanse l'attività dell'officina in numerosi settori, aborrendo la specializzazione produttiva o la ricerca di particolari nicchie di mercato; "Così l'officina restava in fondo produttrice di ottimi lavoranti, non meno che di ottimi apparecchi; ma questi per l'alto costo e quindi per l'alto prezzo che ne veniva domandato, andavano per lo più a depositarsi negli armadi di un magazzino campionario..."

Risalgono ai primi anni 70 dell'800 le notizie di commesse relative alla costruzione di strumenti sismici portate a termine dalla Galileo. Timoteo Bertelli affidò al Poggiali nel 1874 la realizzazione in serie del tromometro normale messo a punto con de Rossi e distribuito in numerosi osservatori italiani . La collaborazione tra il direttore dell'Osservatorio "Alla Querce" ed i dirigenti della "Officina Galileo" proseguì anche dopo la morte del Poggiali; un modello perfezionato del tromometro normale fu messo a punto nel 1895 dal Golfarelli, che di li a poco abbandonò l'officina, e collocato dal Bertelli il 26 maggio 1896 nella Torre Leonina nel Giardino Vaticano . Tra i committenti di strumentazione sismica alla "Officina Galileo" figura Filippo Cecchi, che affidò all'azienda fiorentina la realizzazione del sismografo a carte affumicate scorrevoli . Sulla scorta della documentazione fin ora reperita si può ipotizzare che all'interno della Galileo non si svolgesse il ciclo completo delle lavorazioni inerenti la strumentazione sismica. Alcuni componenti della strumentazione venivano acquistati da fornitori esterni, è il caso del microscopio utilizzato nella realizzazione in serie del tromometro normale, fornito dall'ottico fiorentino Sbisà e dal magazzino Robert con sede nella città toscana . Nonostante la frequenza dei contatti e delle collaborazioni tra studiosi di sismologia ed "Officina Galileo", la produzione di strumentazione sismica non ebbe peso rilevante per questa azienda. La stessa fabbricazione degli strumenti scientifici fu a poco a poco abbandonata per privilegiare le commesse della Marina Militare. Tale diversificazione produttiva si accentuò a partire dagli anni 80 dell'800 ed in appena quindici anni portò la Galileo verso una grave crisi produttiva e tecnologica

La Galileo, passata attraverso numerose trasformazioni, di nome e produttive, è tutt'ora esistente nel settore dell'ottica di precisione e di sistemi militari.

Bibliografia

*
Buffa P., Filippini-Lera Buffa E., Il libro de' Conti del Laboratorio di Giovan Battista Amici (Modena, 1786 - Firenze, 1863), in Tarozzi G., "La scienza degli strumenti. Giovanni Battista Amici ottico, astronomo e naturalista".
Modena 1990

Dezzi Bardeschi M., Foggi F. (a cura)
Le Officine Galileo, pp.1-198.
Firenze 1985

Martinez G.
Notizie sulla vita della e nella "Galileo" dall'origine fino al 1943, pp.1-82.
Firenze 1950

Nigri V.
L'esposizione degli strumenti meteorologici in Roma nell'aprile 1879, pp.1-33.
Foggia 1879


* La bibliografia non intende essere esaustiva, ma contiene tutti i riferimenti bibliografici associati a questo studioso o costruttore nella banca dati di TROMOS.

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(Last update on: 26/04/00)