The Catalogue of Strong Italian Earthquakes describes this earthquake sequence under the following heading
Date | Time | Lat | Lon | Rel | Io | Imax | Sites | Nref | Me | Rme | Location | Country |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
21 07 365 | 05:00 | 35.067 | 24.95 | b | 10.5 | 10.5 | 6 | 0111 | 6.6 | I | Creta-Gortyna | Greece |
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The Catalogue of Strong Italian Earthquakes describes this earthquake sequence
(under the following heading:
Date time lat long Io Imax sites ref Earthquake Location
CFT 365 07 21 05:00 35.07 24.95 10.5 10.5 6 110 Creta-Gortyna
ING 365 08 21 - 35.00 23.00 6.5 - - - Sicilia (felt)
PFG = Catalogo dei terremoti italiani dall anno 1000 al 1980, PFG/CNR
ING = Catalogo dei terremoti italiani dal 1456 a.C. al 1980, ING
(under the following heading:
Date time lat long Io Imax sites ref Earthquake Location
CFT 365 07 21 05:00 35.07 24.95 10.5 10.5 6 110 Creta-Gortyna
ING 365 08 21 - 35.00 23.00 6.5 - - - Sicilia (felt)
PFG = Catalogo dei terremoti italiani dall anno 1000 al 1980, PFG/CNR
ING = Catalogo dei terremoti italiani dal 1456 a.C. al 1980, ING
State of earthquakes review
Questo famoso evento sismico, benché localizzato a Creta, è inserito in questo catalogo perché è spesso considerato un evento distruttivo per lItalia: si è inteso quindi predisporre qui una sintesi dei dati già resi disponibili da altri studi (Guidoboni 1989 (1); Guidoboni, Comastri e Traina 1994 (2)), per fare chiarezza sugli effetti che la tradizione sismologica e storiografica ottocentesa avevano dilatato e infatizzato. Baratta (1901) (3) riporta una sintesi piuttosto confusa di un evento molto distruttivo a Belluno, Padova, Verona, Spoleto, basandosi su cataloghi e storie locali di area veneta e lombarda (Goiran, Taramelli, Calvi, Castellini, Maffei, Orsato, Piloni). Baratta sapeva che il terremoto del 21 luglio 365 aveva interessato prevalentemente larea mediterranea orientale, ma ritenne che quello italiano fosse un evento indipendente, avvenuto lo stesso giorno. Sfuggì completamente alla sua analisi critica il fatto che le informazioni da lui utilizzate dipendevano, senza nemmeno esplicitamente menzionarle, dalle stesse fonti antiche che si riferivano allevento mediterraneo. Infatti, nessuna fonte tardo antica conserva il ricordo di distruzioni in Italia a causa del terremoto del 21 luglio 365: la localizzazione di danni nellItalia settentrionale è pertanto solo lesito di numerosi passaggi acritici del ricordo della "fama" dellevento mediterraneo nelle fonti medievali e moderne di area italiana.
La critica testuale recente (Jacques e Bousquet 1984 (4); Henry 1985 (5)) ha chiarito che cosa abbia determinato tale fama e quali danni il terremoto del 365 abbia indotto, analizzando i numerosi problemi di datazione dei testi, le loro tradizioni e le diverse interpretazioni del terremoto di autori appartenenti ad ambienti culturali diversi. Si può affermare che questo è levento sismico più ricordato e più discusso del periodo tardoantico, tanto da divenire un vero caso di studio per sismologi, antichisti e archeologi.
Le fonti pricipali, risalenti alla fine del IV secolo, sono costituite dai testi dello storico greco di lingua latina Ammiano Marcellino (6), di Atanasio (7), di Gerolamo (8); di Giovanni Cassiano (9) e dei "Consularia Constantinopolitana" (10). Complessivamente, i risultati sulle fonti scritte ed epigrafiche suggeriscono che si trattò di un evento sismico di elevata portata. Le particolari condizioni storico-politiche di quegli anni (la morte dellimperatore Giuliano, avvenuta il 26 giugno 363 d.C., mise fine ai tentativi di imporre legemonia della cultura pagana) spinsero gli antichi storici cristiani a fare di questo evento un punto nodale per le successive vicende (per unanalisi estesa delle fonti e per la bibliografia completa della letteratura relativa si rimanda alla revisione più recente di Guidoboni, Comastri e Traina 1994 (11)).
Lenorme portata dellevento, reso particolarmente incisivo per la mentalità tardoantica dagli effetti del grandissimo maremoto correlato, ne fece un caso epocale. La sua fortuna presso gli autori tardoantichi e medievali sviluppò unaccesa discussione anche presso autori di epoca moderna. Già i cronachisti, a partire dal XVI secolo, cercarono di ritrovare ovunque le tracce del terremoto "universale" fraintendendo il termine di San Gerolamo, che in realtà voleva solo indicare gli effetti rovinosi sul territorio che ne facevano una calamità "cosmica", vale a dire "pubblica" e non limitata alla realtà ristretta di una sola municipalità (Traina 1989).
Il dibattito sul terremoto del 365 ha avuto una notevole rilevanza metodologica in quanto ha posto complesse questioni sullinterpretazione delle fonti antiche in relazione alla conoscenza degli effetti sismici reali. È stato merito di Di Vita (1964, 1990) (12) aver introdotto le fonti archeologiche nel vivo del dibattito interpretativo, sia storiografico, sia sismologico. Archeologi e storici, con le loro accese polemiche, hanno aperto un dialogo difficile che ha reso possibile una riflessione oggi più approfondita. I due modi di analizzare le fonti antiche sono solo apparentemente in contrasto, e in realtà presentano risvolti analoghi. Il dibattito ha fatto emergere che le fonti letterarie non rappresentano tutta la realtà del Mediterraneo, che le fonti epigrafiche sono parche di dati specifici e quindi non è possibile giungere sempre a conclusioni assolute solo con luso di fonti scritte e, infine, che le fonti archeologiche hanno grande potenzialità informativa in gran parte da sistematizzare con criteri omogenei.
Guidoboni E. (a cura di)
I terremoti prima del Mille in Italia e nellarea mediterranea. Storia archeologia sismologia, Catalogo, pp.574-751.
Bologna 1989
(2)
Guidoboni E., Comastri A. e Traina G.
Catalogue of ancient earthquakes in the Mediterranean area up to the 10th century.
Bologna 1994
(3)
Baratta M.
I terremoti dItalia. Saggio di storia, geografia e bibliografia sismica italiana (ristampa anastatica, Sala Bolognese 1979).
Torino 1901
(4)
Jacques F. e Bousquet B.
Le raz de marée du 21 juillet 365. Du cataclysme local à la catastrophe cosmique, in "Mélanges de lÉcole Française de Rome. Antiquité", vol.96 (1), pp.423-461.
Paris - Roma 1984
(5)
Henry M.
Le témoignage de Libanius et les phénomènes séismiques du IVe siècle de notre ère. Essai dinterprétation, in "Phoenix", vol.39, pp.36-61.
Toronto 1985
(6)
Ammianus Marcellinus
Rerum gestarum libri qui supersunt, ed. W.Seyfarth, 2 voll.
Leipzig 1978
(7)
Athanasius
Histoire «acéphale» et Index syriaque des Lettres festales dAthanase dAlexandrie, ed. M.Albert, in "Sources Chrétiennes", vol.317, pp.224-277.
Paris 1985
(8)
Eusebius-Hieronymus
Chronicon, ed. R.Helm, "Die griechischen christlichen Scriftsteller der ersten Jahrhunderte", vol.47.
Berlin 1956
Hieronymus
Vita Ilarionis, ed. A.A.C.Bastiaensen e J.W.Smit.
Milano 1975
Hieronymus
Commentariorum in Esaiam, in "Corpus Christianorum", vol.73, Pars 2.
Turnholt 1963
(9)
Cassianus
Conlationes, ed. E.Pichery, in "Sources Chrétiennes", vol.52.
Paris 1958
(10)
Consularia Constantinopolitana ad a[nnum] 395 cum addimento Hydatii ad a[nnum] 468, ed. Th.Mommsen, in "Monumenta Germaniae Historica", AA., tomo 9 (Chronica minora saec. IV. V. VI. VII., vol.1), pp.205-247 .
Berlin 1892
(11)
Guidoboni E., Comastri A. e Traina G.
Catalogue of ancient earthquakes in the Mediterranean area up to the 10th century.
Bologna 1994
(12)
Di Vita A.
Sismi, urbanistica e cronologia assoluta. Terremoti e urbanistica nelle città di Tripolitania fra il I secolo a.C. ed il IV d.C., in LAfrique dans lOccident romain (Ier siècle av. J.-C. IVe siècle ap. J.-C. Actes du colloque organisé par lÉcole français de Rome sous le patronage de lInstitut national darchéologie et dart de Tunis (Rome, 3-5 décembre 1987), pp.425-494.
Roma 1990
La critica testuale recente (Jacques e Bousquet 1984 (4); Henry 1985 (5)) ha chiarito che cosa abbia determinato tale fama e quali danni il terremoto del 365 abbia indotto, analizzando i numerosi problemi di datazione dei testi, le loro tradizioni e le diverse interpretazioni del terremoto di autori appartenenti ad ambienti culturali diversi. Si può affermare che questo è levento sismico più ricordato e più discusso del periodo tardoantico, tanto da divenire un vero caso di studio per sismologi, antichisti e archeologi.
Le fonti pricipali, risalenti alla fine del IV secolo, sono costituite dai testi dello storico greco di lingua latina Ammiano Marcellino (6), di Atanasio (7), di Gerolamo (8); di Giovanni Cassiano (9) e dei "Consularia Constantinopolitana" (10). Complessivamente, i risultati sulle fonti scritte ed epigrafiche suggeriscono che si trattò di un evento sismico di elevata portata. Le particolari condizioni storico-politiche di quegli anni (la morte dellimperatore Giuliano, avvenuta il 26 giugno 363 d.C., mise fine ai tentativi di imporre legemonia della cultura pagana) spinsero gli antichi storici cristiani a fare di questo evento un punto nodale per le successive vicende (per unanalisi estesa delle fonti e per la bibliografia completa della letteratura relativa si rimanda alla revisione più recente di Guidoboni, Comastri e Traina 1994 (11)).
Lenorme portata dellevento, reso particolarmente incisivo per la mentalità tardoantica dagli effetti del grandissimo maremoto correlato, ne fece un caso epocale. La sua fortuna presso gli autori tardoantichi e medievali sviluppò unaccesa discussione anche presso autori di epoca moderna. Già i cronachisti, a partire dal XVI secolo, cercarono di ritrovare ovunque le tracce del terremoto "universale" fraintendendo il termine di San Gerolamo, che in realtà voleva solo indicare gli effetti rovinosi sul territorio che ne facevano una calamità "cosmica", vale a dire "pubblica" e non limitata alla realtà ristretta di una sola municipalità (Traina 1989).
Il dibattito sul terremoto del 365 ha avuto una notevole rilevanza metodologica in quanto ha posto complesse questioni sullinterpretazione delle fonti antiche in relazione alla conoscenza degli effetti sismici reali. È stato merito di Di Vita (1964, 1990) (12) aver introdotto le fonti archeologiche nel vivo del dibattito interpretativo, sia storiografico, sia sismologico. Archeologi e storici, con le loro accese polemiche, hanno aperto un dialogo difficile che ha reso possibile una riflessione oggi più approfondita. I due modi di analizzare le fonti antiche sono solo apparentemente in contrasto, e in realtà presentano risvolti analoghi. Il dibattito ha fatto emergere che le fonti letterarie non rappresentano tutta la realtà del Mediterraneo, che le fonti epigrafiche sono parche di dati specifici e quindi non è possibile giungere sempre a conclusioni assolute solo con luso di fonti scritte e, infine, che le fonti archeologiche hanno grande potenzialità informativa in gran parte da sistematizzare con criteri omogenei.
Note
(1)Guidoboni E. (a cura di)
I terremoti prima del Mille in Italia e nellarea mediterranea. Storia archeologia sismologia, Catalogo, pp.574-751.
Bologna 1989
(2)
Guidoboni E., Comastri A. e Traina G.
Catalogue of ancient earthquakes in the Mediterranean area up to the 10th century.
Bologna 1994
(3)
Baratta M.
I terremoti dItalia. Saggio di storia, geografia e bibliografia sismica italiana (ristampa anastatica, Sala Bolognese 1979).
Torino 1901
(4)
Jacques F. e Bousquet B.
Le raz de marée du 21 juillet 365. Du cataclysme local à la catastrophe cosmique, in "Mélanges de lÉcole Française de Rome. Antiquité", vol.96 (1), pp.423-461.
Paris - Roma 1984
(5)
Henry M.
Le témoignage de Libanius et les phénomènes séismiques du IVe siècle de notre ère. Essai dinterprétation, in "Phoenix", vol.39, pp.36-61.
Toronto 1985
(6)
Ammianus Marcellinus
Rerum gestarum libri qui supersunt, ed. W.Seyfarth, 2 voll.
Leipzig 1978
(7)
Athanasius
Histoire «acéphale» et Index syriaque des Lettres festales dAthanase dAlexandrie, ed. M.Albert, in "Sources Chrétiennes", vol.317, pp.224-277.
Paris 1985
(8)
Eusebius-Hieronymus
Chronicon, ed. R.Helm, "Die griechischen christlichen Scriftsteller der ersten Jahrhunderte", vol.47.
Berlin 1956
Hieronymus
Vita Ilarionis, ed. A.A.C.Bastiaensen e J.W.Smit.
Milano 1975
Hieronymus
Commentariorum in Esaiam, in "Corpus Christianorum", vol.73, Pars 2.
Turnholt 1963
(9)
Cassianus
Conlationes, ed. E.Pichery, in "Sources Chrétiennes", vol.52.
Paris 1958
(10)
Consularia Constantinopolitana ad a[nnum] 395 cum addimento Hydatii ad a[nnum] 468, ed. Th.Mommsen, in "Monumenta Germaniae Historica", AA., tomo 9 (Chronica minora saec. IV. V. VI. VII., vol.1), pp.205-247 .
Berlin 1892
(11)
Guidoboni E., Comastri A. e Traina G.
Catalogue of ancient earthquakes in the Mediterranean area up to the 10th century.
Bologna 1994
(12)
Di Vita A.
Sismi, urbanistica e cronologia assoluta. Terremoti e urbanistica nelle città di Tripolitania fra il I secolo a.C. ed il IV d.C., in LAfrique dans lOccident romain (Ier siècle av. J.-C. IVe siècle ap. J.-C. Actes du colloque organisé par lÉcole français de Rome sous le patronage de lInstitut national darchéologie et dart de Tunis (Rome, 3-5 décembre 1987), pp.425-494.
Roma 1990
Development of earthquakes review
Numerose le fonti precedenti la fine del IV secolo: lo storico greco di lingua latina Ammiano Marcellino (1), che scriveva intorno 378 d.C. e che ci ha lasciato la descrizione più dettagliata dellevento; Girolamo, altro autore coevo, ricorda questo evento in tre testi: nella continuazione del "Chronicon" di Eusebio (2), nel "Commento a Isaia" (3) e nella "Vita di S.Ilarione" (4). Nella continuazione del Chronicon di Eusebio, scritta verso il 380 d.C., Girolamo ricorda effetti di un maremoto avvenuto in Sicilia e in isole mediterranee non meglio specificate; nel "Commento a Isaia" Gerolamo accenna a questo evento collegandolo con un terremoto avvenuto ad Areopoli nel 363 d.C., nellArabia al confine con la Palestina; che si tratti di eventi separati lo rivela il fatto che Gerolamo scrive che il terremoto si verificò di notte mentre sappiamo da Ammiano, unica fonte che riporta questo particolare, che il terremoto e il maremoto del 365 ebbero luogo alle prime luci dellalba; infine, nella "Vita di S.Ilarione", Gerolamo localizza effetti del maremoto in Dalmazia, a Epidauro (lattuale Cavtat). Gerolamo narra che gli abitanti, spaventati per le continue notizie di grande ondate che avrebbero distrutto delle città, e vedendo come le onde stessero minacciando le loro rive, portarono Ilarione e lo implorarono di alzare le braccia; ci fatto, le onde si calmarono. Lepisodio venne ricordato successivamente dagli abitanti della zona nella devozione per Ilarione. Giovanni Cassiano (5), che visitava la regione a est del delta del Nilo intorno al 399 d.C., ricordava un maremoto che aveva inaridito la regione un tempo molto fertile. Nellindice siriaco delle lettere festali del vescovo Atanasio (6)si ricordano gli effetti del maremoto ad Alessandria. Levento è accennato anche dai "Consularia Constantinopolitana" (7).
Può essere interessante osservare come in autori più tardi, a partire dal V secolo, la data del terremoto e del maremoto venga fatta oscillare a primo o dopo il 365 a secondo di quelle che potremmo chiamare le loro esigenze "ideologiche": lo storico ecclesiastico Sozomeno (8), ad esempio, le cui fonti si possono identificare in Ammiano (9) e Socrate (10), data levento al regno di Giuliano (361-363 d.C.), probabilmente per ragioni polemiche verso il tentativo di restaurazione pagana dellimperatore.
Degne di nota sono alcuni altri testi, che sebbene molto più tardi, aggiugono alcune indicazioni dinteresse. Il "Chronicon Paschale" (11) ricorda il maremoto, avvenuto nel mese "Panemus", ossia luglio, ma riporta la data erronea del 21 agosto. Teofane (12), secondo cui il terremoto avvenne "in tutta la terra", riporta le stesse indicazioni sul maremoto ad Alessandria, aggiungendo però un particolare importante: "E lacqua ritornò a coprire ogni cosa; altri marinai riportarono che in quello stesso giorno, in mezzo allAdriatico, furono afferrati mentre navigavano, e dimprovviso limbarcazione chera nel mare finì a sedere a terra; poco dopo lacqua ritornò indietro, e così ripresero a navigare". Da Teofane si desume la data del 366/367, ma si tratta di una confusione dovuta al confronto con altri dati: cf. Jacques e Bousquet (1984, p. 458) (13).
Un discorso a parte va fatto per la testimonianza di Zosimo (14) su Creta e il Peloponneso. Jacques e Bousquet (1984, p. 436) (15), nel loro desiderio di smembrare quanto più possibile levidenza sul "sisma universale" del 365, pensano che la data di Zosimo, 375 d.C., dopo la morte di Valentiniano, sia giusta, e che occorra ipotizzare unattività sismica regolare a Creta; Henry (1985, p.48) (16) propende più correttamente per uno spostamento cronologico operato da Zosimo. In effetti, anche Ammiano Marcellino (30.5.16) ricorda varie calamità verificatesi per preannunciare la morte di Valentiniano; poiché Zosimo non si preoccupa di citare il terremoto del 365, sembrerebbe dedurre che abbia unito i due gruppi di eventi, per meglio sottolineare la morte dellimperatore che a lui sembrava un momento epocale per la storia dellImpero. Un discorso analogo va fatto per il passo di Cedreno (17), autore del XI-XII secolo, secondo cui levento sarebbe avvenuto almeno dieci anni più tardi. Cedreno, autore tardo, può avere qui attuato un procedimento familiare ai cronografi bizantini anche anteriori (cf. quanto detto sopra su Zosimo), inserendo nel capitolo su Graziano degli avvenimenti avvenuti in realtà dieci anni prima. Inoltre, la mancanza di Malala per il periodo dal 328 al 362 può aver influenzato in qualche misura i compilatori più tardi. Del resto, anche Giorgio Monaco (18) e la "Cronaca siriaca del 1234" (19) collegano il maremoto al regno di Graziano, ma afferma che furono distrutte anche Nicea e Germe, menzionando quindi altri distinti eventi sismici relativi allanno 368 o 369.
Lo stesso fa Gerolamo nella "Vita di S.Ilarione" (20), dicendo che il maremoto avvenne dopo la morte di Giuliano; tuttavia, egli ricollega levento di Areopoli al maremoto di Alessandria, e quindi sposta al 365 un terremoto avvenuto in realtà nel 363. Poiché Gerolamo data levento al 365, e poiché non vi sono ragioni scientifiche per separare gli effetti del maremoto di Alessandria da quello di Epidauro in Dalmazia, dobbiamo pensare che nella "Vita di S.Ilarione" (21), quando Gerolamo dice "terrae motu totius orbis, qui post Iuliani mortem accidit", la morte di Giuliano non sia menzionata come un riferimento cronologico preciso ma solo come un "terminus post quem". Evidentemente molti cominciavano a confondere i dati sul maremoto, come abbiamo visto in Sozomeno, e Gerolamo precisava che esso non era avvenuto durante, ma dopo il regno di Giuliano. Jacques e Bousquet (1984, p. 448) (22) tendono a separare il maremoto di Epidauro da quello di Alessandria, considerandolo come un fenomeno "locale" e negando che gli effetti di un maremoto localizzato ad Alessandria potessero spingersi tanto a nord nellAdriatico. Ma questo è contraddetto da Teofane (23) (seguito da Giorgio Monaco (24), Cedreno (25), Michele Siro (26) e Glykas (27)), che indica chiaramente come, a causa del maremoto, le navi restassero a secco in mezzo allAdriatico nella stessa giornata del maremoto di Alessandria.
Di Vita avanzò lipotesi che i danneggiamenti subiti dal Mausoleo B di Sabratha fossero stati causati non tanto dalle incursioni degli Austuriani (come ritenuto sino ad allora) quanto dal sisma del 365. Prima di questa data furono infatti poche le ipotesi che attribuirono una qualche rilevanza al terremoto del 365, avanzate in contributi di carattere per lo più storico (Putortì 1912 (28); Pace 1949 (29)) e prive di qualsiasi avallo archeologico. Dove invece levidenza archeologica palesava distruzioni causate da terremoti, prima del 1964 veniva puntualmente proposta una datazione generica alla seconda metà del IV secolo d.C. (Ghislanzoni 1916 (30); Gismondi 1951 (31)). Di Vita rintracciava testimonianze del sisma in altre città, seguito da numerosi altri studiosi che, da una parte, presentavano elementi cronologici più che adeguati, dallaltra attribuivano conseguenze del terremoto dove in realtà non sono attestate neanche distruzioni catastrofiche, come il caso esemplare della statio di Sofiana proposto a cui va aggiunto probabilmente anche quello di Palermo (Camerata-Scovazzo 1975 (32); Tamburello 1977 (33)). Le critiche mosse da Jacques e Bousquet (1984) (34), e Lepelley (1984) (35) hanno trovato una risposta in Di Vita (1990) (36), che presenta il quadro sotto nuovi aspetti. Per quanto riguarda laspetto archeologico in generale, occorre tenere presenti alcune considerazioni:
1) i dati cronologici che può offrire la ricerca archeologica non consentono una datazione assoluta, ma al limite un preciso terminus post quem (che può essere anche condizionato da specifici fattori storici, come ha giustamente sottolineato Di Vita a proposito della numismatica e della circolazione monetaria);
2) i dati cronologici (seppur inequivocabili) possono essere condizionati dallinterpretazione dellarcheologo o dalleditore degli scavi (come Kenrick 1986 (37), che ha cambiato radicalmente linterpretazione degli scavatori);
3) il sostanziale cambiamento nella metodologia di scavo archeologico intercorso proprio negli anni 60.
Ammianus Marcellinus
Rerum gestarum libri qui supersunt, ed. W.Seyfarth, 2 voll.
Leipzig 1978
(2)
Eusebius-Hieronymus
Chronicon, ed. R.Helm, "Die griechischen christlichen Scriftsteller der ersten Jahrhunderte", vol.47.
Berlin 1956
(3)
Hieronymus
Commentariorum in Esaiam, in "Corpus Christianorum", vol.73, Pars 2.
Turnholt 1963
(4)
Hieronymus
Vita Ilarionis, ed. A.A.C.Bastiaensen e J.W.Smit.
Milano 1975
(5)
Cassianus
Conlationes, ed. E.Pichery, in "Sources Chrétiennes", vol.52.
Paris 1958
(6)
Athanasius
Histoire «acéphale» et Index syriaque des Lettres festales dAthanase dAlexandrie, ed. M.Albert, in "Sources Chrétiennes", vol.317, pp.224-277.
Paris 1985
(7)
Consularia Constantinopolitana ad a[nnum] 395 cum addimento Hydatii ad a[nnum] 468, ed. Th.Mommsen, in "Monumenta Germaniae Historica", AA., tomo 9 (Chronica minora saec. IV. V. VI. VII., vol.1), pp.205-247 .
Berlin 1892
(8)
Sozomenus
Historia eclesiastica, ed. J.Bidez e G.C.Hansen, "Die griechischen christlichen Scriftsteller der ersten Jahrhunderte", vol.50.
Berlin 1960
(9)
Ammianus Marcellinus
Rerum gestarum libri qui supersunt, ed. W.Seyfarth, 2 voll.
Leipzig 1978
(10)
Socrates Scholasticus
Historia Ecclesiastica, ed. J.P.Migne, in "Patrologia Graeca", tomo 67.
Paris 1859
(11)
Chronicon Paschale, ed. L.Dindorf, in "Corpus scriptorum historiae Byzantinae".
Bonn 1832
(12)
Theophanes
Chronographia, ed. C.de Boor.
Leipzig 1883
(13)
Jacques F. e Bousquet B.
Le raz de marée du 21 juillet 365. Du cataclysme local à la catastrophe cosmique, in "Mélanges de lÉcole Française de Rome. Antiquité", vol.96 (1), pp.423-461.
Paris - Roma 1984
(14)
Zosimus
Historia nova, ed. L.Mendelssohn.
Leipzig 1887
(15)
Jacques F. e Bousquet B.
Le raz de marée du 21 juillet 365. Du cataclysme local à la catastrophe cosmique, in "Mélanges de lÉcole Française de Rome. Antiquité", vol.96 (1), pp.423-461.
Paris - Roma 1984
(16)
Henry M.
Le témoignage de Libanius et les phénomènes séismiques du IVe siècle de notre ère. Essai dinterprétation, in "Phoenix", vol.39, pp.36-61.
Toronto 1985
(17)
Cedrenus Georgius
Historiarum compendium, ed. I.Bekker, in "Corpus scriptorum historiae Byzantinae", 2 voll.
Bonn 1838
(18)
Georgius Monachus
Chronicon, ed. C.de Boor.
Leipzig 1904
(19)
Chronicon ad annum Christi 1234 pertinens, ed. J.-B.Chabot, in "Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium", voll.81-82, Scriptores Syri, voll.36-37.
Louvain 1953
(20)
Hieronymus
Vita Ilarionis, ed. A.A.C.Bastiaensen e J.W.Smit.
Milano 1975
(21)
Hieronymus
Vita Ilarionis, ed. A.A.C.Bastiaensen e J.W.Smit.
Milano 1975
(22)
Jacques F. e Bousquet B.
Le raz de marée du 21 juillet 365. Du cataclysme local à la catastrophe cosmique, in "Mélanges de lÉcole Française de Rome. Antiquité", vol.96 (1), pp.423-461.
Paris - Roma 1984
(23)
Theophanes
Chronographia, ed. C.de Boor.
Leipzig 1883
(24)
Georgius Monachus
Chronicon, ed. C.de Boor.
Leipzig 1904
(25)
Cedrenus Georgius
Historiarum compendium, ed. I.Bekker, in "Corpus scriptorum historiae Byzantinae", 2 voll.
Bonn 1838
(26)
Michele Siro
Chronicon, ed. J.-B.Chabot, 4 voll.
Paris 1899
(27)
Glycas Michael
Annales, ed. I.Bekker (Corpus scriptorum historiae Byzantinae).
Bonn 1836
(28)
Putortì N.
Di un titolo termale scoperto in Reggio di Calabria, in "Rendiconti della Reale Accademia dei Lincei. Classe di scienze morali, storiche e filologiche", s.V, vol.21, pp.791-802.
Roma 1912
(29)
Pace B.
Arte e Civiltà della Sicilia antica, vol.4.
Città di Castello 1949
(30)
Ghislanzoni E.
Gli scavi delle terme romane a Cirene, in "Notiziario Archeologico delle Colonie Italiane", vol.2, pp.5-126.
Roma 1916
(31)
Gismondi I.
Il restauro dello Strategheion di Cirene, in "Quaderni di Archeologia della Libia", vol.2, pp.7-25.
Roma 1951
(32)
Camerata-Scovazzo R.
Nuove proposte sul grande mosaico di Piazza della Vittoria a Palermo, in "Kokalos", vol.21, pp.231-273, pl.LIV-LXIII.
Palermo 1975
(33)
Tamburello I.
Palermo antica, in "Sicilia Archeologica", vol.10 (35), pp.33-41.
Trapani 1977
(34)
Jacques F. e Bousquet B.
Le raz de marée du 21 juillet 365. Du cataclysme local à la catastrophe cosmique, in "Mélanges de lÉcole Française de Rome. Antiquité", vol.96 (1), pp.423-461.
Paris - Roma 1984
(35)
Lepelley C.
LAfrique du nord et le pretendu seisme universel du 21 Juillet 365, in "Melanges de lEcole Française de Rome. Antiquité", vol.96 (1), pp.463-491.
Paris - Roma 1984
(36)
Di Vita A.
Sismi, urbanistica e cronologia assoluta. Terremoti e urbanistica nelle città di Tripolitania fra il I secolo a.C. ed il IV d.C., in LAfrique dans lOccident romain (Ier siècle av. J.-C. IVe siècle ap. J.-C. Actes du colloque organisé par lÉcole français de Rome sous le patronage de lInstitut national darchéologie et dart de Tunis (Rome, 3-5 décembre 1987), pp.425-494.
Roma 1990
(37)
Kenrick Ph.M.
Excavations at Sabratha 1948-1951 [Journal of Roman Studies Monograph, No.2].
Gloucester 1986
Può essere interessante osservare come in autori più tardi, a partire dal V secolo, la data del terremoto e del maremoto venga fatta oscillare a primo o dopo il 365 a secondo di quelle che potremmo chiamare le loro esigenze "ideologiche": lo storico ecclesiastico Sozomeno (8), ad esempio, le cui fonti si possono identificare in Ammiano (9) e Socrate (10), data levento al regno di Giuliano (361-363 d.C.), probabilmente per ragioni polemiche verso il tentativo di restaurazione pagana dellimperatore.
Degne di nota sono alcuni altri testi, che sebbene molto più tardi, aggiugono alcune indicazioni dinteresse. Il "Chronicon Paschale" (11) ricorda il maremoto, avvenuto nel mese "Panemus", ossia luglio, ma riporta la data erronea del 21 agosto. Teofane (12), secondo cui il terremoto avvenne "in tutta la terra", riporta le stesse indicazioni sul maremoto ad Alessandria, aggiungendo però un particolare importante: "E lacqua ritornò a coprire ogni cosa; altri marinai riportarono che in quello stesso giorno, in mezzo allAdriatico, furono afferrati mentre navigavano, e dimprovviso limbarcazione chera nel mare finì a sedere a terra; poco dopo lacqua ritornò indietro, e così ripresero a navigare". Da Teofane si desume la data del 366/367, ma si tratta di una confusione dovuta al confronto con altri dati: cf. Jacques e Bousquet (1984, p. 458) (13).
Un discorso a parte va fatto per la testimonianza di Zosimo (14) su Creta e il Peloponneso. Jacques e Bousquet (1984, p. 436) (15), nel loro desiderio di smembrare quanto più possibile levidenza sul "sisma universale" del 365, pensano che la data di Zosimo, 375 d.C., dopo la morte di Valentiniano, sia giusta, e che occorra ipotizzare unattività sismica regolare a Creta; Henry (1985, p.48) (16) propende più correttamente per uno spostamento cronologico operato da Zosimo. In effetti, anche Ammiano Marcellino (30.5.16) ricorda varie calamità verificatesi per preannunciare la morte di Valentiniano; poiché Zosimo non si preoccupa di citare il terremoto del 365, sembrerebbe dedurre che abbia unito i due gruppi di eventi, per meglio sottolineare la morte dellimperatore che a lui sembrava un momento epocale per la storia dellImpero. Un discorso analogo va fatto per il passo di Cedreno (17), autore del XI-XII secolo, secondo cui levento sarebbe avvenuto almeno dieci anni più tardi. Cedreno, autore tardo, può avere qui attuato un procedimento familiare ai cronografi bizantini anche anteriori (cf. quanto detto sopra su Zosimo), inserendo nel capitolo su Graziano degli avvenimenti avvenuti in realtà dieci anni prima. Inoltre, la mancanza di Malala per il periodo dal 328 al 362 può aver influenzato in qualche misura i compilatori più tardi. Del resto, anche Giorgio Monaco (18) e la "Cronaca siriaca del 1234" (19) collegano il maremoto al regno di Graziano, ma afferma che furono distrutte anche Nicea e Germe, menzionando quindi altri distinti eventi sismici relativi allanno 368 o 369.
Lo stesso fa Gerolamo nella "Vita di S.Ilarione" (20), dicendo che il maremoto avvenne dopo la morte di Giuliano; tuttavia, egli ricollega levento di Areopoli al maremoto di Alessandria, e quindi sposta al 365 un terremoto avvenuto in realtà nel 363. Poiché Gerolamo data levento al 365, e poiché non vi sono ragioni scientifiche per separare gli effetti del maremoto di Alessandria da quello di Epidauro in Dalmazia, dobbiamo pensare che nella "Vita di S.Ilarione" (21), quando Gerolamo dice "terrae motu totius orbis, qui post Iuliani mortem accidit", la morte di Giuliano non sia menzionata come un riferimento cronologico preciso ma solo come un "terminus post quem". Evidentemente molti cominciavano a confondere i dati sul maremoto, come abbiamo visto in Sozomeno, e Gerolamo precisava che esso non era avvenuto durante, ma dopo il regno di Giuliano. Jacques e Bousquet (1984, p. 448) (22) tendono a separare il maremoto di Epidauro da quello di Alessandria, considerandolo come un fenomeno "locale" e negando che gli effetti di un maremoto localizzato ad Alessandria potessero spingersi tanto a nord nellAdriatico. Ma questo è contraddetto da Teofane (23) (seguito da Giorgio Monaco (24), Cedreno (25), Michele Siro (26) e Glykas (27)), che indica chiaramente come, a causa del maremoto, le navi restassero a secco in mezzo allAdriatico nella stessa giornata del maremoto di Alessandria.
Di Vita avanzò lipotesi che i danneggiamenti subiti dal Mausoleo B di Sabratha fossero stati causati non tanto dalle incursioni degli Austuriani (come ritenuto sino ad allora) quanto dal sisma del 365. Prima di questa data furono infatti poche le ipotesi che attribuirono una qualche rilevanza al terremoto del 365, avanzate in contributi di carattere per lo più storico (Putortì 1912 (28); Pace 1949 (29)) e prive di qualsiasi avallo archeologico. Dove invece levidenza archeologica palesava distruzioni causate da terremoti, prima del 1964 veniva puntualmente proposta una datazione generica alla seconda metà del IV secolo d.C. (Ghislanzoni 1916 (30); Gismondi 1951 (31)). Di Vita rintracciava testimonianze del sisma in altre città, seguito da numerosi altri studiosi che, da una parte, presentavano elementi cronologici più che adeguati, dallaltra attribuivano conseguenze del terremoto dove in realtà non sono attestate neanche distruzioni catastrofiche, come il caso esemplare della statio di Sofiana proposto a cui va aggiunto probabilmente anche quello di Palermo (Camerata-Scovazzo 1975 (32); Tamburello 1977 (33)). Le critiche mosse da Jacques e Bousquet (1984) (34), e Lepelley (1984) (35) hanno trovato una risposta in Di Vita (1990) (36), che presenta il quadro sotto nuovi aspetti. Per quanto riguarda laspetto archeologico in generale, occorre tenere presenti alcune considerazioni:
1) i dati cronologici che può offrire la ricerca archeologica non consentono una datazione assoluta, ma al limite un preciso terminus post quem (che può essere anche condizionato da specifici fattori storici, come ha giustamente sottolineato Di Vita a proposito della numismatica e della circolazione monetaria);
2) i dati cronologici (seppur inequivocabili) possono essere condizionati dallinterpretazione dellarcheologo o dalleditore degli scavi (come Kenrick 1986 (37), che ha cambiato radicalmente linterpretazione degli scavatori);
3) il sostanziale cambiamento nella metodologia di scavo archeologico intercorso proprio negli anni 60.
Note
(1)Ammianus Marcellinus
Rerum gestarum libri qui supersunt, ed. W.Seyfarth, 2 voll.
Leipzig 1978
(2)
Eusebius-Hieronymus
Chronicon, ed. R.Helm, "Die griechischen christlichen Scriftsteller der ersten Jahrhunderte", vol.47.
Berlin 1956
(3)
Hieronymus
Commentariorum in Esaiam, in "Corpus Christianorum", vol.73, Pars 2.
Turnholt 1963
(4)
Hieronymus
Vita Ilarionis, ed. A.A.C.Bastiaensen e J.W.Smit.
Milano 1975
(5)
Cassianus
Conlationes, ed. E.Pichery, in "Sources Chrétiennes", vol.52.
Paris 1958
(6)
Athanasius
Histoire «acéphale» et Index syriaque des Lettres festales dAthanase dAlexandrie, ed. M.Albert, in "Sources Chrétiennes", vol.317, pp.224-277.
Paris 1985
(7)
Consularia Constantinopolitana ad a[nnum] 395 cum addimento Hydatii ad a[nnum] 468, ed. Th.Mommsen, in "Monumenta Germaniae Historica", AA., tomo 9 (Chronica minora saec. IV. V. VI. VII., vol.1), pp.205-247 .
Berlin 1892
(8)
Sozomenus
Historia eclesiastica, ed. J.Bidez e G.C.Hansen, "Die griechischen christlichen Scriftsteller der ersten Jahrhunderte", vol.50.
Berlin 1960
(9)
Ammianus Marcellinus
Rerum gestarum libri qui supersunt, ed. W.Seyfarth, 2 voll.
Leipzig 1978
(10)
Socrates Scholasticus
Historia Ecclesiastica, ed. J.P.Migne, in "Patrologia Graeca", tomo 67.
Paris 1859
(11)
Chronicon Paschale, ed. L.Dindorf, in "Corpus scriptorum historiae Byzantinae".
Bonn 1832
(12)
Theophanes
Chronographia, ed. C.de Boor.
Leipzig 1883
(13)
Jacques F. e Bousquet B.
Le raz de marée du 21 juillet 365. Du cataclysme local à la catastrophe cosmique, in "Mélanges de lÉcole Française de Rome. Antiquité", vol.96 (1), pp.423-461.
Paris - Roma 1984
(14)
Zosimus
Historia nova, ed. L.Mendelssohn.
Leipzig 1887
(15)
Jacques F. e Bousquet B.
Le raz de marée du 21 juillet 365. Du cataclysme local à la catastrophe cosmique, in "Mélanges de lÉcole Française de Rome. Antiquité", vol.96 (1), pp.423-461.
Paris - Roma 1984
(16)
Henry M.
Le témoignage de Libanius et les phénomènes séismiques du IVe siècle de notre ère. Essai dinterprétation, in "Phoenix", vol.39, pp.36-61.
Toronto 1985
(17)
Cedrenus Georgius
Historiarum compendium, ed. I.Bekker, in "Corpus scriptorum historiae Byzantinae", 2 voll.
Bonn 1838
(18)
Georgius Monachus
Chronicon, ed. C.de Boor.
Leipzig 1904
(19)
Chronicon ad annum Christi 1234 pertinens, ed. J.-B.Chabot, in "Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium", voll.81-82, Scriptores Syri, voll.36-37.
Louvain 1953
(20)
Hieronymus
Vita Ilarionis, ed. A.A.C.Bastiaensen e J.W.Smit.
Milano 1975
(21)
Hieronymus
Vita Ilarionis, ed. A.A.C.Bastiaensen e J.W.Smit.
Milano 1975
(22)
Jacques F. e Bousquet B.
Le raz de marée du 21 juillet 365. Du cataclysme local à la catastrophe cosmique, in "Mélanges de lÉcole Française de Rome. Antiquité", vol.96 (1), pp.423-461.
Paris - Roma 1984
(23)
Theophanes
Chronographia, ed. C.de Boor.
Leipzig 1883
(24)
Georgius Monachus
Chronicon, ed. C.de Boor.
Leipzig 1904
(25)
Cedrenus Georgius
Historiarum compendium, ed. I.Bekker, in "Corpus scriptorum historiae Byzantinae", 2 voll.
Bonn 1838
(26)
Michele Siro
Chronicon, ed. J.-B.Chabot, 4 voll.
Paris 1899
(27)
Glycas Michael
Annales, ed. I.Bekker (Corpus scriptorum historiae Byzantinae).
Bonn 1836
(28)
Putortì N.
Di un titolo termale scoperto in Reggio di Calabria, in "Rendiconti della Reale Accademia dei Lincei. Classe di scienze morali, storiche e filologiche", s.V, vol.21, pp.791-802.
Roma 1912
(29)
Pace B.
Arte e Civiltà della Sicilia antica, vol.4.
Città di Castello 1949
(30)
Ghislanzoni E.
Gli scavi delle terme romane a Cirene, in "Notiziario Archeologico delle Colonie Italiane", vol.2, pp.5-126.
Roma 1916
(31)
Gismondi I.
Il restauro dello Strategheion di Cirene, in "Quaderni di Archeologia della Libia", vol.2, pp.7-25.
Roma 1951
(32)
Camerata-Scovazzo R.
Nuove proposte sul grande mosaico di Piazza della Vittoria a Palermo, in "Kokalos", vol.21, pp.231-273, pl.LIV-LXIII.
Palermo 1975
(33)
Tamburello I.
Palermo antica, in "Sicilia Archeologica", vol.10 (35), pp.33-41.
Trapani 1977
(34)
Jacques F. e Bousquet B.
Le raz de marée du 21 juillet 365. Du cataclysme local à la catastrophe cosmique, in "Mélanges de lÉcole Française de Rome. Antiquité", vol.96 (1), pp.423-461.
Paris - Roma 1984
(35)
Lepelley C.
LAfrique du nord et le pretendu seisme universel du 21 Juillet 365, in "Melanges de lEcole Française de Rome. Antiquité", vol.96 (1), pp.463-491.
Paris - Roma 1984
(36)
Di Vita A.
Sismi, urbanistica e cronologia assoluta. Terremoti e urbanistica nelle città di Tripolitania fra il I secolo a.C. ed il IV d.C., in LAfrique dans lOccident romain (Ier siècle av. J.-C. IVe siècle ap. J.-C. Actes du colloque organisé par lÉcole français de Rome sous le patronage de lInstitut national darchéologie et dart de Tunis (Rome, 3-5 décembre 1987), pp.425-494.
Roma 1990
(37)
Kenrick Ph.M.
Excavations at Sabratha 1948-1951 [Journal of Roman Studies Monograph, No.2].
Gloucester 1986
Major earthquake effects
Conoscere le ragioni della fama di questo terremoto non significa ridurlo drasticamente dal punto di vista della sua fenomenologia fisica. A questa consapevolezza critica si aggiungono oggi conoscenze scientifiche che consentono di ipotizzare gli aspetti fisici di questo fenomeno con maggiore sicurezza che negli anni passati.
Ci riferiamo, in particolare, ai dati individuati da Pirazzoli et al. (1992) (1) relativi al sollevamento di 8 metri della punta di Phalasarna, sulla costa occidentale di Creta. Lipotesi di un epicentro a sud di Creta, formulato da Jacques e Bousquet (1984) (2), messa in discussione da Guidoboni, Ferrari e Margottini (1989) (3), può essere superata proprio dai dati forniti dagli indicatori biologici (resti di microfauna marina) individuati da Pirazzoli et al. (1992), che consentono oggi di localizzare lepicentro appunto in prossimità della punta di Phalasarna. Secondo i dati di Pirazzoli et al. (1992) il sollevamento sarebbe dovuto a un unico movimento (non quindi un effetto causato da una sequenza di eventi minori), datato con il metodo del radiocarbonio al IV secolo d.C. Se da un lato questa datazione sembra eccessivamente "larga", rispetto ai prolemi dei sismologi storici, tuttavia il fatto che il sollevamento sia stato causato da un unico movimento consente di identificarlo con levento del 365, che così grande eco ha lasciato nei contemporanei.
Eventi di portata analoga, che hanno causato sollevamenti simili, sono ovviamente noti allambiente sismologico e sono generalmente associati a valori di magnitudo molto elevati. Quello che emerge allo stato attuale delle conoscenze è che il terremoto poté essere altamente distruttivo a Creta, dove sono stati localizzati danni a Gortyna sulla base di fonti archeologiche precise, e nelle isole vicine, ma è arduo ipotizzare effetti distruttivi in altre aree del Mediterraneo: vanno quindi esclusi danni a Cipro, nel nord Africa e in Sicilia, dove sono attestati dalle fonti coeve solo effetti di maremoto sulla costa orientale.
Pirazzoli P.A., Ausseil-Badie J., Giresse P., Hadjidaki E. e Arnold M.
Historical environmental changes at Phalasarna Harbor, West Crete, in "Geoarchaeology", vol.7, pp.371-392.
1992
(2)
Jacques F. e Bousquet B.
Le raz de marée du 21 juillet 365. Du cataclysme local à la catastrophe cosmique, in "Mélanges de lÉcole Française de Rome. Antiquité", vol.96 (1), pp.423-461.
Paris - Roma 1984
(3)
Guidoboni E., Ferrari G. e Margottini C.
Una chiave di lettura per la sismicità antica: la ricerca dei gemelli del terremoto del 365 d.C., in "I terremoti prima del Mille in Italia e nellarea mediterranea. Storia archeologia sismologia", a cura di E.Guidoboni, pp.552-573.
Bologna 1989
Ci riferiamo, in particolare, ai dati individuati da Pirazzoli et al. (1992) (1) relativi al sollevamento di 8 metri della punta di Phalasarna, sulla costa occidentale di Creta. Lipotesi di un epicentro a sud di Creta, formulato da Jacques e Bousquet (1984) (2), messa in discussione da Guidoboni, Ferrari e Margottini (1989) (3), può essere superata proprio dai dati forniti dagli indicatori biologici (resti di microfauna marina) individuati da Pirazzoli et al. (1992), che consentono oggi di localizzare lepicentro appunto in prossimità della punta di Phalasarna. Secondo i dati di Pirazzoli et al. (1992) il sollevamento sarebbe dovuto a un unico movimento (non quindi un effetto causato da una sequenza di eventi minori), datato con il metodo del radiocarbonio al IV secolo d.C. Se da un lato questa datazione sembra eccessivamente "larga", rispetto ai prolemi dei sismologi storici, tuttavia il fatto che il sollevamento sia stato causato da un unico movimento consente di identificarlo con levento del 365, che così grande eco ha lasciato nei contemporanei.
Eventi di portata analoga, che hanno causato sollevamenti simili, sono ovviamente noti allambiente sismologico e sono generalmente associati a valori di magnitudo molto elevati. Quello che emerge allo stato attuale delle conoscenze è che il terremoto poté essere altamente distruttivo a Creta, dove sono stati localizzati danni a Gortyna sulla base di fonti archeologiche precise, e nelle isole vicine, ma è arduo ipotizzare effetti distruttivi in altre aree del Mediterraneo: vanno quindi esclusi danni a Cipro, nel nord Africa e in Sicilia, dove sono attestati dalle fonti coeve solo effetti di maremoto sulla costa orientale.
Note
(1)Pirazzoli P.A., Ausseil-Badie J., Giresse P., Hadjidaki E. e Arnold M.
Historical environmental changes at Phalasarna Harbor, West Crete, in "Geoarchaeology", vol.7, pp.371-392.
1992
(2)
Jacques F. e Bousquet B.
Le raz de marée du 21 juillet 365. Du cataclysme local à la catastrophe cosmique, in "Mélanges de lÉcole Française de Rome. Antiquité", vol.96 (1), pp.423-461.
Paris - Roma 1984
(3)
Guidoboni E., Ferrari G. e Margottini C.
Una chiave di lettura per la sismicità antica: la ricerca dei gemelli del terremoto del 365 d.C., in "I terremoti prima del Mille in Italia e nellarea mediterranea. Storia archeologia sismologia", a cura di E.Guidoboni, pp.552-573.
Bologna 1989
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Filippo da Secinara | Trattato universale di tutti li terremoti occorsi, e noti nel mondo, con li casi infausti, ed infelici pressagiti da tali terremoti. Ove si fà mentione de Prencipi, e Monarchi, che regnorono in quei tempi, accennandosi le loro qualità, edaltre cose memorabile, e curiose. | Repertory | 1652 | LAquila |
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Felt Localities (6)
Locality | Province | Lat | Lon | Intensity | |
---|---|---|---|---|---|
Gortyna | 35.0614 | 24.9436 | X-XI | ||
Crolli nel muro meridionale del complesso del Pretorio, databili alla seconda metà del IV secolo d.C., sono stati documentati da recenti scavi archeologici condotti dalla Scuola Archeologica Italiana di Atene sotto la direzione di Antonino di Vita. Alcuni dati inediti sono stati resi disponibili nel catalogo di Guidoboni, Comastri e Traina (1994) (1). (1) | |||||
Alexandria | 31.2006 | 29.9453 | EE | ||
Epidaurus | 42.5714 | 18.2219 | EE | ||
Methone | 36.8222 | 21.7103 | EE | ||
Panephysis | 31.2775 | 31.4408 | EE | ||
Sicilia orientale | 37.5 | 14.75 | EE | ||
(under the following heading:
Date time lat long Io Imax sites ref Earthquake Location
0365 07 21 05 00 -- 35.07 24.95 0.0 10.5 0 111 Creta-Gortyna
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